Sequestro smartphone, Costa incalza Nordio: “Il pm non basta, serve il via del giudice: lo impone la Corte Ue”
- Postato il 23 luglio 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Il ministro “ombra” della Giustizia, Enrico Costa di Forza Italia, colpisce ancora. Stavolta in ballo c’è il sequestro degli smartphone. Sulla legge Zanettin, già approvata al Senato, che impone proprio in caso di sequestro il via libera del giudice, il vicepresidente della commissione Giustizia della Camera mette sulla graticola il Guardasigilli Carlo Nordio. Minacciando l’inevitabile intervento della Corte di giustizia del Lussemburgo, che già si è pronunciata, con la sentenza del 4 ottobre 2024 della Grande Camera, sulla necessità che sia un giudice, e non il solo pubblico ministero, a dare il via libera al sequestro e quindi alla lettura dei dati. Ecco, allora, l’interrogazione in stile “vipera” presentata da Costa alla Camera e alla quale, giusto oggi, proprio il ministro dovrà rispondere.
Scrive Costa al Guardasigilli, concludendo una paginetta al veleno, “se non ritenga necessario provvedere con urgenza, nelle more della modifica pendente in Parlamento, ad adeguare la normativa nazionale sugli smartphone a quella Ue, quantomeno sotto il profilo dell’autorizzazione da parte del giudice in tema di sequestro e di acquisizione dei dati, per scongiurare il rischio di procedure d’infrazione”. Eccola qua la minaccia messa proprio per iscritto in coda all’interrogazione “a risposta immediata in assemblea”. Si badi, Costa chiede al Guardasigilli proprio una risposta “immediata”. E la ragione è semplice.
Dopo il durissimo intervento del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Gianni Melillo in commissione Giustizia la strada della legge Zanettin si è bloccata. Perché immediatamente, come ha raccontato il Fatto quotidiano, è intervenuta la presidente della commissione Antimafia Chiara Colosimo che ha dato l’altolà al presidente, anche lui di Fratelli d’Italia, della commissione Giustizia della Camera Ciro Maschio, annunciandogli prossimi emendamenti che i suoi magistrati collaboratori stavano studiando. Detto fatto, un paio di settimane dopo glieli ha mandati. Ma da quel momento la legge sugli smartphone è del tutto scomparsa dai programmi della commissione.
Costa – ogni giorno sempre più in apprensione – ha cominciato a sollecitare l’immediata discussione. All’opposto la legge Zanettin è stata rinviata addirittura alla ripresa autunnale. Collera di Costa. Ed eccoci alla sua interrogazione che critica fortemente anche la presa di posizione della procura di Rona dove, con una circolare interna, anche questa resa nota dal Fatto, il procuratore Franco Lo Voi ha affermato che non c’è alcun bisogno di una nuova legge perché basta il pm a sequestrare lo smartphone valutando attentamente ciò che è necessario per l’indagine e cosa invece è riservato.
Costa all’opposto non ammette scuse. Eccolo spiegare quanto la posizione della Corte di giustizia del Lussemburgo non consenta deroghe perché “tra i principi in materia di acquisizione di dati di carattere personale, la necessità del trattamento, la proporzionalità e il principio di ‘minimizzazione’, sancisce che per il trattamento dei dati è necessario che l’accesso “sia subordinato a un controllo preventivo effettuato da un giudice o da un organo amministrativo indipendente”. Dunque nessuna deroga, secondo Costa, è possibile. Proprio come Zanettin ha scritto nella sua legge che, passando per le mani di Nordio, si è ulteriormente inasprita sollevando il durissimo allarme di Melillo. Ma non basta, perché Costa tira in ballo anche la Cassazione, e la sentenza 413 di quest’anno che considera il pm “per la sua natura di parte processuale” estraneo al ruolo “di giudice o di organo amministrativo indipendente”. A questo punto l’altolà di Cota è sul tavolo di Nordio, che finisce stretto in una singolare morsa, da una parte lo stesso Costa, dall’altra Melillo e Colosimo che ne sottoscrive l’allarme, come tutta Fratelli d’Italia contraria ad approvare una norma che complichi e addirittura ostacoli le indagini all’insegna del garantismo esasperato.
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