Sofferenza mentale nei giovani: perché la diagnosi precoce fa la differenza
- Postato il 16 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Nell’ultimo mese sono apparsi sulla stampa diversi allarmi relativi a una recrudescenza della sofferenza mentale nella popolazione e soprattutto nei giovani. Secondo la società italiana di neuropsichiatria infantile il 20% dei ragazzi ne è affetto (due milioni). Il ministro della sanità ha ripreso queste notizie per lanciare un piano (l’ennesimo) per affrontare questa emergenza. Anche nella mia pratica quotidiana e quella del gruppo di ricercatori con cui collaboro emerge una richiesta di aiuto per le fasce giovanili sempre più ampia.
Tre sono i piani di intervento: la prevenzione, la diagnosi precoce e i trattamenti. Sulla prevenzione si sono scritti tante ipotesi con ricette più o meno valide, che però si scontrano con un dato incontrovertibile: è difficile e forse impossibile cambiare la società. Nel mio libro Intelligenza del desiderio edito da Aliberti metto l’accento sulla manipolazione della funzione desiderante nell’età giovanile, cercando di fornire agli educatori e ai ragazzi strumenti per trovare i loro autentici desideri fonti di gioia e serenità. Capisco però che è arduo cambiare una struttura sociale che, attraverso il condizionamento del desiderio dei ragazzi, ha organizzato imperi economici.
In questo post vorrei affrontare il problema della diagnosi. Troppo spesso infatti nei nostri studi arrivano ragazzi che soffrono già da svariati anni di disturbi comportamentali, ansiosi o depressivi. Una delle prime domande che loro stessi o i genitori pongono è: quanto tempo ci vorrà per stare meglio? Solitamente rispondo che più precoce è l’intervento più la cura sarà veloce, mentre se la sofferenza perdura da parecchio indubbiamente i tempi si dilatano. Per potersi fare un’idea, anche se grossolana e certamente imperfetta, possiamo dire che i tempi sono comparabili con la latenza fra l’inizio della sofferenza e il momento in cui si sono recati dallo psicoterapeuta. Uno stato depressivo, una anoressia mentale o uno stato ansioso insorti da uno o due mesi potranno generalmente essere curati in altrettanti pochi mesi, mentre una situazione cronicizzata che dura da due anni avrà indubbiamente necessità di almeno altrettanti anni di intervento psicoterapico.
Anche in quasi tutte le altre patologie mediche la diagnosi precoce è fondamentale per velocizzare il processo di cura e intervento. In psichiatria e psicologia la precocità nella diagnosi è ostacolata dallo stigma sociale e dal timore di cure troppo difficili da affrontare. La società ancora bolla come incapace, debole, addirittura pericoloso e da evitare chi soffre per una patologia psichica. Le famiglie al cospetto di un figlio sofferente non accettano l’idea perché si sentirebbero sconfitte nel loro progetto educativo e cercano tutti i modi per risolvere il problema. Quando parlo coi genitori spesso appare la frase: le abbiamo provate tutte! Significa che hanno perso un sacco di tempo cronicizzando la sofferenza per tentare le più strampalate modalità per cercare di negare che il figlio soffrisse di un disturbo mentale.
L’unica decisione ragionevole sarebbe stata recarsi dal medico di famiglia e su sua indicazione da uno psicoterapeuta dei servizi pubblici o privati. Prendere però questa risoluzione sarebbe stato uno scacco al loro desiderio di essere dei genitori perfetti per cui hanno aspettato, aspettato e aspettato sperando in una sorta di miracolo.
L’altro spauracchio che frena le persone dal recarsi dallo psicoterapeuta è il timore di cure troppo lunghe. Di solito questa paura viene mascherata con la frase: una psicoterapia è troppo costosa. E’ vero che una psicoterapia nel privato rappresenta un impegno economico ma spesso nel seguito del colloquio emerge che per cercare di far migliorare il loro ragazzo gli hanno comprato un’auto o lo hanno mandato a fare un viaggio, spendendo in qualcosa di inutile per la cura molto di più di quello che avrebbero speso per un percorso psicoterapico. Anche quando si tratta di servizi pubblici ove occorre solo pagare qualche ticket la ritrosia emerge.
Il vero problema è l’idea dell’impegno che una psicoterapia implica. Si vorrebbe che tutto avvenisse magicamente in poche sedute. Sarebbe come se qualcuno pretendesse di andare in palestra e in poche ore avere un fisico scultoreo. Solo l’impegno e la costanza aiutano. Lo stesso avviene in un percorso psicoterapico che richiede un certo impegno e anche un minimo livello di sofferenza in quanto si devono mettere in discussione le proprie abitudini mentali.
Accanto ai progetti di prevenzione, certamente utili e doverosi, occorre quindi affrontare il problema della latenza fra inizio della sofferenza nei ragazzi e il momento del recarsi in un luogo di cura. Bisogna spiegare che è relativamente “normale” che in una fase di sviluppo emergano delle sofferenze emotive e psichiche, come è normale che un dente nasca storto o che emerga una miopia. Recarsi da uno specialista il prima possibile deve divenire un progetto preventivo diffuso come effettuare una visita dall’oculista o dal dentista. Solo in questo modo potremo garantire cure relativamente veloci e risolutive per tanti casi che non sono particolarmente gravi in fase iniziale, ma che lo potrebbero diventare se cronicizzati.
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