Solidarietà alle colleghe che hanno gettato le scatole vuote di farmaci Teva: un atto per boicottare il genocidio

  • Postato il 25 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Saverio Benedetti*

Nei giorni scorsi ha fatto scalpore il video di due colleghe dell’Aretino che gettavano confezioni (vuote) di campioni Teva nel cestino. Un gesto simbolico per protestare contro il genocidio a Gaza.

Teva è una multinazionale israeliana leader dell’industria farmaceutica. Con le sue imposte, finanzia per milioni di euro il governo e l’esercito israeliano con cui si è pubblicamente schierata.

La direzione della Usl Toscana Sud Est ha dichiarato che valuterà attentamente il caso e che “si riserva di intraprendere ogni azione utile a tutela della propria immagine”. Tuttavia la Corte di Giustizia Internazionale con il parere del 19 luglio 2024 ha confermato che l’occupazione dei territori palestinesi è illegale e che ci si deve astenere o si devono interrompere i rapporti commerciali con aziende che ne traggano profitto.

Non solo non si devono vendere armi, ma ogni rapporto commerciale che, anche indirettamente, rafforzi la capacità di Israele di perpetrare comportamenti criminosi va interrotto.

Il rapporto della Commissione d’inchiesta dell’Onu del 10 ottobre 2024 ha denunciato come Israele abbia perpetrato una politica concertata per distruggere il sistema sanitario di Gaza prendendo di mira il diritto stesso alla salute della popolazione. Medici e infermieri sono stati uccisi, arrestati e torturati. Il 31 dicembre 2024 la relatrice speciale dell’Onu Francesca Albanese ha lanciato un appello a boicottare la collaborazione sanitaria con Israele per il bombardamento degli ospedali palestinesi e in maggio 2025 la Regione Toscana stessa e il presidente Giani hanno promosso la sospensione dei rapporti commerciali e delle collaborazioni con lo stato di Israele.

E allora che ci fanno ancora i farmaci israeliani nelle nostre farmacie e negli ospedali?

Alla luce di quanto sopra, è piuttosto la Regione e la direzione della Usl Toscana Sud Est che dovrebbero giustificarsi di mettere i propri dipendenti nella difficile condizione di dover ancora usare tali prodotti. Come si è visto questo crea un profondo conflitto etico in molti colleghi. La nostra è una professione che non si risolve timbrando un cartellino.

Oggi prescrivendo, acquistando e usando i farmaci israeliani Teva si finanzia indirettamente l’economia israeliana, l’acquisto di armi, la pulizia etnica e lo sterminio in corso. Medici e pazienti spesso inconsapevoli vengono resi complici del genocidio.

I farmaci Teva sono in gran parte farmaci generici perfettamente sostituibili da altre marche. Aderire a questa campagna non lede minimamente il diritto alla salute dei nostri pazienti che diversamente dai gazawi hanno una larga scelta. A Gaza invece malati e feriti sono stati lasciati agonizzare a morte per carenza di acqua, cibo e cure. Proprio lunedì scorso è morta a Pisa per conseguenze della denutrizione Marah, una ragazza palestinese di vent’anni appena arrivata da Gaza. Era pelle e ossa e pesava 35 kg. Sono state spese belle parole. Solo parole?

Dopo la presa di posizione del sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi anche i comuni toscani di Campi Bisenzio, Barberino Tavarnelle, San Gimignano e Rosignano Marittimo hanno aderito al boicottaggio. E’ questo uno dei pochi atti civili, legittimi e concreti che possiamo fare per colpire la folle macchina da guerra israeliana in un momento in cui le autorità nazionali non prendono iniziative. E questo anche nell’interesse di quella parte sana, residua, della società israeliana che ci chiede disperatamente proprio questo per fermare quello che Anna Foa ha definito “il suicidio di Israele”.

Cosa intende esattamente per “tutela della propria immagine” un’azienda che ignora il diritto internazionale e le indicazioni della Regione? Esprimiamo piena solidarietà alle due colleghe e le ringraziamo per aver portato la questione all’attenzione del grande pubblico. Quei farmaci nelle nostre farmacie proprio non ci dovrebbero essere. Il vero scandalo è questo. Non quattro scatolette finite nel cestino.

*dirigente medico, membro del comitato toscano di Sanitari per Gaza

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