Sono stato al Sónar Lisboa, tra 21mila spettatori: una magia dance

  • Postato il 7 maggio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Inebriandomi di fado, Pessoa e riscoprendo la straordinaria Rivoluzione dei Garofani grazie a una visita (ad Almada) al Museo di Aljube-Resistenza e Libertà… Tra un baccalà, un pastel de nata e un giro sul mitico tram 28, in uno splendido lungo weekend primaverile, sono stato al Sónar Lisboa, il grande festival di musica elettronica che anticipa l’evento madre di Barcellona. 46 i set complessivi, dispensati da un’Internazionale di artisti provenienti da 14 paesi, nei tre palchi indoor e all’aperto allestiti in un luogo leggendario come il Pavilhão Carlos Lopes, progettato in occasione dell’Esposizione internazionale di Rio de Janeiro del 1922. La magia incrollabile e intergenerazionale della migliore “dance” globale (in senso lato, e qua là introspettivo), suonata ed rivissuta dal vivo dai 21mila spettatori rispettosi ed entusiasti presenti, sopraggiunti da oltre 59 nazioni. E tutta questa cornucopia a Lisbona, poi.

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Gli Underworld, ossia quelli di Trainspotting e “Born slippy”: quando la cultura rave colonizzava il mainstream. Jennifer Cardini e Nina Kraviz, dj superstar anche nella nostra penisola, visto che quest’ultima aprirà a breve i concerti negli stadi di Elodie. Il live destrutturato di un demiurgo della scena di Detroit, Richie Hawtin. Le memorie in technicolor dal sottosuolo notturno di Berlino di Marcel Dettmann, con la sua performance “My Own Shadow”. L’epifania di altre glorie assolute della techno come Jeff Mills, per cui sempre si manifesta un’attesa quasi messianica tra i cultori, e di star contemporanee della materia del rango di Juliana Huxtable, Héctor Oaks e KI/KI.

Gli spettacoli audiovisivi di Anetha e Max Cooper, che ha sciorinato il suo nuovo “Lattice 3D/AV” (tra laser e proiezioni stupefacenti). Il selezionatore house per antonomasia, Dee Diggs e un patto sempre più proficuo e stringente tra il cosmo del DJing e quello della produzione: gli applausi per Modeselektor e The Blaze, assurti in consolle, sta lì a dimostrarlo plasticamente.

E non è mancato il ritorno dell’esperienza Sónar+D, per guardare oltre la musica ed esplorare gli spazi condivisi tra industrie creative, innovazione e tecnologia: con tre masterclass tenute dagli artisti digitali Boldtron, dal duo Hamill Industries e dalla curatrice Kaitlyn Davies, insieme al tecnologo Brian Wong. Dopo il preludio nella meravigliosa capitale portoghese, il Sónar farà tappa adesso a Istanbul e allo Zorlu PSM il 9 e 10 maggio. Tutte le info su sonaristanbul.com.

A oggi, il Sónar ha organizzato più di 100 festival in 35 città in tutto il pianeta. Una proliferazione inarrestabile e gioiosa. Dal 12 al 14 giugno toccherà alla kermesse originale, quella barcellonese. La sua 32esima edizione garantirà quell’effetto-varietà a cui ha abituato il suo pubblico, due generazioni di cittadini universali dell’elettronica: un eldorado sonoro senza eguali, in cui alta classifica e underground si incontrano e scontrano e le esibizioni più radicali si coniugano alle tecnologie all’avanguardia. Le vertigini annunciate del programma che ci attende includono, per intenderci, Arca, Actress& Suzanne Ciani, Alva Noto &Fennesz, BICEP, DaitoManabe, Eric Prydz, Nathy Peluso, Overmono, Pa Salieu, Rone con (LA)HORDE & Ballet National de Marseille e Sega Bodega.

Oltre a una lista da mille e una notte di Dj: Armin van Buuren b2b Indira Paganotto, Barry Can’tSwim, Dee Diggs b2b Ultra Naté, Dixon, Helena Hauff, HoneyDijon, FourTet, Mochakk, Sama’Abdulhadi, Skrillex b2b Blawan. E infiniti altri, infinito altro. Que Viva Sònar!

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Il Fatto Quotidiano

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