Spagna, Sanchez vuole il diritto all’aborto in Costituzione: un processo coraggioso. L’Italia invece va in direzione opposta

  • Postato il 17 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Il governo della cattolicissima Spagna ha annunciato che proporrà una riforma costituzionale per includere il diritto all’aborto nella Costituzione “per sancire la libertà e l’autonomia delle donne”. La riforma impedirà inoltre alle donne che desiderano interrompere la gravidanza di ricevere informazioni false o infondate, a partire dalla modifica del regio decreto 825/2010.

È una risposta all’offensiva contro i diritti sessuali e riproduttivi, in seguito all’approvazione da parte del Consiglio comunale di Madrid di un’iniziativa promossa da Vox e sostenuta dal Partito Popolare, che prevede che i centri comunali forniscano informazioni sui “traumi post-aborto”. È quindi un tentativo di respingere tutti gli attacchi all’aborto e all’autodeterminazione delle donne che anche in Spagna arrivano dalla destra e dai partiti cattolici.

Un primo ministro coraggioso e progressista, che ha dato impulso a molti provvedimenti in favore delle donne, sta portando la Spagna ad essere il secondo paese europeo ad inserire l’aborto in Costituzione, dopo la Francia nel 2024. Oltre che simbolicamente importante, questo provvedimento, se sarà approvato, sarà particolarmente innovativo là dove inserisce il divieto di ricevere informazioni false o infondate “per impedire che le donne che desiderano esercitare liberamente i propri diritti subiscano pressioni di qualsiasi tipo”. Al contrario di quello che succede in Italia, dove nel 2024 il governo ha inserito un emendamento al decreto legge del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha aperto la possibilità di coinvolgere associazioni “pro vita” (e contrarie all’aborto) nei consultori femminili, suscitando accese reazioni e scatenando polemiche da parte delle opposizioni e delle associazioni pro-choice che operano in ambito di diritti sessuali e riproduttivi, in Spagna si legifera per affermare un diritto inviolabile: far sì che per le donne l’aborto sia davvero una libera scelta scevra da interferenze e pressioni.

In questi ultimi anni la Spagna aveva già fatto molti passi avanti e in una sentenza del maggio del 2023 la Corte Costituzionale aveva riconosciuto l’interruzione volontaria di gravidanza (VTP) come un diritto essenziale delle donne. Nella penisola iberica l’aborto è stato legalizzato nel 1985, quando la Corte costituzionale ha depenalizzato la procedura, e la legge è entrata in vigore nel gennaio 1987. Successivamente, nel 2010 è stata approvata la Legge sulla Salute Riproduttiva e Interruzione Volontaria di Gravidanza che ha permesso l’aborto su richiesta fino alla 14esima settimana di gestazione.

In pochi anni quindi c’è stato, in questo Paese, un avanzamento sui diritti sessuali e riproduttivi velocissimo, dando finalmente alle donne spagnole piena autodeterminazione sulle scelte riproduttive. Tutto il contrario di quello che sta avvenendo in Italia. La legge 194, sull’interruzione volontaria di gravidanza, del 1978, è stata per quegli anni una delle più progressiste in tema di aborto, anche se frutto di un compromesso politico che ne ha limitato di fatto, e maggiormente oggi, la piena applicazione.

L’inserimento per esempio dell’obiezione di coscienza, che è il problema più conosciuto e che di fatto in alcune regioni costituisce un impedimento che non permette alla donna di abortire nella propria regione, ma la costringe a fare lunghi viaggi per trovare accesso in altre, è stato sino ad oggi un problema irrisolto in tanti territori, che non hanno trovato o saputo trovare soluzioni in grado di superarlo come previsto dalla legge che all’art. 9, comma 4 impone alle stesse il compito di controllare e garantirne il servizio anche attraverso la mobilità.

Non c’è però solo l’obiezione di coscienza: gli ostacoli che si incontrano durante il percorso dell’IVG sono tanti, non solo quelli creati dalla burocrazia e dalla carenza di informazioni, ma soprattutto perché, ideologicamente, chi avversa la legge tenta in tutti i modi di ostacolarla e la riprova è che seppur in 45 anni le procedure, gli strumenti diagnostici e i percorsi hanno avuto un’evoluzione rilevante per migliorare l’aborto, non sono mai state fatte le modifiche necessarie per renderlo più sicuro e tutelato – modifiche ampiamente raccomandate dall’Oms e dalle società scientifiche, di cui uno Stato dovrebbe farsi carico.

Al contrario la destra al governo la indebolisce. Un esempio è la cosiddetta “stanza d’ascolto” istituita all’ospedale Sant’Anna di Torino (tenuta da un’associazione antiabortista che contrasta la 194): solo l’intervento della magistratura amministrativa ha bloccato la convenzione che ne prevedeva l’istituzione.

Mentre le donne spagnole potranno festeggiare l’illuminato provvedimento del premier Sanchez, in Italia le donne e le associazioni si organizzano per cercare di respingere tutti gli attacchi affinché l’aborto sia frutto di una libera scelta e sia sempre sicuro. Anche per questo un gruppo di associazioni pro scelta due anni fa ha creato una guida informativa, Ivg senza ma. La tua scelta zero ostacoli, che è uno strumento concreto per reagire ai disservizi e ai soprusi che si incontrano quando si decide di abortire e per dare consapevolezza dei loro diritti alle persone incinte. Oggi questa guida, aggiornata, è diventa più accessibile per tutte e tutti perché è stato costruito un sito navigabile, chiaro e facilmente consultabile. E’ la nostra risposta a chi vuole indebolire la 194, in attesa di avere un o una premier illuminato/a come Sanchez.

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Il Fatto Quotidiano

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