Stonehenge, un dente di 5000 anni riapre il mistero delle sue origini
- Postato il 21 agosto 2025
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- Di SiViaggia.it
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Stonehenge è uno dei siti archeologici più enigmatici e affascinanti del mondo. Situato nella piana di Salisbury, nel Wiltshire, questo monumento megalitico ha sempre suscitato interrogativi sulle sue origini, sul suo significato e soprattutto sulle modalità con cui furono trasportati i massicci blocchi di pietra che lo compongono.
Una recente scoperta scientifica, legata a un antico dente di mucca risalente a circa 5000 anni fa, ha aperto nuove piste di ricerca, gettando luce sulle possibili tecniche utilizzate dalle popolazioni neolitiche per erigere questa straordinaria struttura e rafforzando il legame tra archeologia, ritualità e vita quotidiana delle comunità preistoriche.
Un dente di mucca che arriva dal Galles
Il reperto in questione è un molare proveniente dalla mascella di una mucca, rinvenuto a pochi passi dall’ingresso di Stonehenge e datato tra il 2995 e il 2900 a.C.
Analizzato dagli studiosi del British Geological Survey, dell’Università di Cardiff e dell’University College di Londra, il dente ha rivelato tracce isotopiche che lo collegano direttamente al Galles.
Questo dettaglio rafforza la teoria secondo cui il bestiame veniva utilizzato non solo come fonte di cibo e risorsa economica, ma anche come animale da soma per trainare o facilitare lo spostamento delle imponenti pietre, trasportate per oltre 200 chilometri fino alla piana di Salisbury attraverso un paesaggio difficile e accidentato.
Il fatto che la mascella fosse stata collocata in un punto preciso della più antica struttura ad anello di Stonehenge suggerisce anche un possibile valore rituale.
Per gli archeologi, infatti, non si trattava di un posizionamento casuale: la mucca potrebbe essere arrivata insieme alle comunità che portarono le pietre dal Galles, diventando simbolo di un legame culturale, religioso e persino politico tra le due regioni, in un periodo in cui le migrazioni e gli scambi giocavano un ruolo fondamentale.
Nuove ipotesi sul trasporto delle pietre di Stonehenge
Fino a pochi anni fa non esistevano prove concrete dell’utilizzo dei bovini come animali da soma nel Neolitico. Tuttavia, studi più recenti hanno mostrato che la conformazione degli zoccoli di alcuni esemplari antichi ne avrebbe consentito l’impiego per il traino.
Questo dato, unito alle analisi isotopiche sul dente, apre nuove possibilità sul ruolo cruciale del bestiame nella costruzione di Stonehenge e alimenta un dibattito che continua a incuriosire gli studiosi di tutto il mondo.
Il viaggio delle pietre dal Galles al Wiltshire non sarebbe stato un’impresa semplice: occorrevano organizzazione, risorse e una rete di supporto capace di garantire cibo, rifugio e sostegno a uomini e animali.
Inoltre, le analisi isotopiche hanno rivelato che la dieta della mucca cambiava con le stagioni, indicando spostamenti periodici o foraggiamento proveniente da aree diverse.
Tutto ciò testimonia una gestione complessa del territorio e del bestiame, segno di una società neolitica più strutturata e sorprendentemente avanzata di quanto si pensasse, capace di affrontare sfide logistiche e materiali che ancora oggi suscitano ammirazione.
Questa scoperta, definita “affascinante” dagli studiosi, aggiunge un tassello importante al legame tra Stonehenge e il Galles. Non solo le pietre blu provengono dalle colline Preseli, ma anche il bestiame utilizzato potrebbe aver avuto un ruolo fondamentale in questa migrazione di materiali e persone.
In questo modo, un semplice dente di 5000 anni diventa una chiave preziosa per comprendere meglio la nascita di uno dei monumenti più iconici della storia umana e per arricchire la narrazione sulle sue misteriose origini.