Suggerisco io ai maturandi un prodotto audiovisivo per la ‘cura’ in quattro mosse
- Postato il 5 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La seconda prova della Maturità 2025 ha portato nelle aule un tema universale e delicato come quello della “cura”, che al Liceo Artistico, indirizzo audiovisivo e multimediale, si è trasformato in un compito che va oltre la tecnica: realizzare un breve prodotto audiovisivo di un minuto che sappia raccontare, in modo personale, di qual è il significato del “prendersi cura”, un po’ agganciandosi al pezzo di Franco Battiato che canta: “Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti invecchiare”; una sfida epica e metafisica oltre la mortalità, la vecchiaia, la gravità, il buio.
Quanto è importante vedere bene, con l’esperienza di 45 anni di oculistica lo posso confermare, e quanto è importante vedere oltre. A ben pensarci, è un errore ritenere che curare sia solo una questione di abilità tecnico-scientifica. Il limite della cura oggi è proprio questo: la sostituzione dell’umanità con la tecnica. Che poi equivale a sostituire il malato con la malattia, concentrandosi sulla diagnosi, la degenza e la terapia, prescindendo dalla persona. Occorre riportare l’umanità dentro la salute e partire da essa per fare delle modifiche a favore solo dei cittadini. Heidegger distingueva la cura tra autentica e inautentica: la cura è autentica se aiuta l’altro a curare se stesso, è inautentica se lo tratta da malato e da oggetto. In questi anni l’”oggetto” paziente è diventato sempre più inerte in balia di un sistema da cambiare.
Il nostro Servizio Sanitario Nazionale, infatti, da anni ormai può essere raffigurato da un lenzuolo strappato perché tirato in diversi punti dai privati che cercano solo il guadagno, dai cittadini che chiedono solo salute in ottemperanza all’articolo 32 della Costituzione Italiana, e dai medici che si barcamenano spinti da ogni dove.
La svolta, in questo sistema giovane ma già troppo malato, non può continuare ad essere fatta mettendo delle toppe che a loro volta cedono; occorre cambiare il lenzuolo. Per fare ciò, come in una partita a scacchi in cui si desidera vincere, occorre fare quattro mosse che siano completamente a favore solo del ben-essere dei cittadini.
Per prima cosa partirei dalla cultura e dalla medicina di base che deve tornare ad essere il vero fulcro attorno a cui giri in modo sincrono tutto il mondo sanitario. Quindi partiamo dall’università.
Una nuova facoltà che chiamerei medicina del territorio. Cinque anni secchi che sfornino medici non di serie B ma che facciano il primo incontro con il paziente in reparti ospedalieri, pubblici o privati accreditati, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Il vero medico di fiducia al passo con i tempi a stretto contatto con tutti gli specialisti, la possibilità di eseguire esami e interventi chirurgici utili alla diagnosi ed alla cura. Luoghi completi non isole del deserto che sono le Case di Comunità, inutili e dispendiose; luoghi in cui, con la loro presenza verrebbero finalmente liberati i Pronto Soccorso, oberati di codici bianchi e verdi, per le urgenze vere. Inutile, a mio parere, la nuova riforma che vorrebbe far diventare i “nuovi” medici di base dopo una specializzazione dedicata oltre la laurea in medicina (ancora 10 anni?!) come dei jolly da spostare in ogni dove.
Come seconda mossa gli organi competenti, a partire dal collega ministro della Salute Schillaci, dovrebbero finalmente capire che occorre la sospensione coatta, in qualunque struttura pubblica o privata accreditata, di ogni prestazione privata (visite, esami ed interventi) finché le liste di attesa corrispondenti del SSN non siano garantite da tempi certi ed adeguati.
Naturalmente una nuova sanità non può prescindere da uno studio dell’appropriatezza intesa non come guadagno per la struttura ma come diagnosi e cure più direzionate alla salute del cittadino. La terza mossa quindi deve prevedere unità operative di controllo costituite da un medico specialista, da uno specializzando e da un infermiere che visitino in modo random i pazienti che afferiscono alle strutture. Controllare le cartelle cliniche non serve a nulla se non per avere un controllo burocratico, non clinico. Trasmettere questi dati su un cruscotto sempre presente davanti agli occhi del ministro potrebbe essere utile a monitorare il sistema.
Ultimo ma non meno importante la tecnologia, disgiunta dalla intelligenza artificiale che in medicina deve essere limitata il più possibile sempre e comunque surclassata dal contatto umano.
History Health intesa come gestione soggettiva dei dati sanitari tramite l’impronta digitale. Visite, esami, interventi e prescrizioni che non devono essere ripetuti, se non per esigenze cliniche, che possono essere sempre visionate, ma conservate solo dal cittadino, in qualunque parte del mondo anche in caso di necessità ed incoscienza. Basta alzare il dito e tutta la salute e la malattia apparirà chiara ed utile per ogni consultazione. “Perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te”.
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