Suicidio assistito, ricorso di una 44enne malata di Sla al Tribunale dopo il rifiuto dell’Asl: “Condannata a soffrire”
- Postato il 5 agosto 2025
- Diritti
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Ho il diritto di non essere condannata a soffrire”. Ha 44 anni ed è malata di sclerosi laterale amiotrofica la donna che, dopo avere ricevuto dalla propria azienda sanitaria il diniego al suicidio medicalmente assistito, si è rivolta ai giudici. La sua storia viene resa pubblicata dall’associazione Luca Coscioni che sottolinea trattarsi della “terza richiesta in regione“. La donna ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli.
“Coletta” si definisce “una cittadina consapevole, lucida e determinata” incapace di accettare che la sua volontà “venga schiacciata da valutazioni che sembrano ignorare non solo il mio stato di salute, ma anche il diritto a non essere condannata a una sofferenza che non ha più alcun senso per me. Se in Italia non posso accedere a una scelta legalmente garantita, sto valutando di affrontare l’unica alternativa praticabile: l’espatrio per morire dignitosamente in Svizzera“. Come avvenuto per Martina Oppelli, che prima di andare in Svizzera, ha denunciato l’Asl per la tortura.
La segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, l’avvocato Filomena Gallo, legale di Coletta, definisce “sconcertante e inumano” il fatto che l’Asl abbia negato la morte assistita a Coletta, “in pieno contrasto le sentenze della Corte costituzionale”. “In Campania la nostra proposta di legge regionale depositata da oltre un anno non è mai stata discussa dall’aula. Lo scorso marzo, fu lo stesso presidente Vincenzo De Luca a bloccare la legge dichiarando la necessità di aprire un ciclo di consultazioni, a partire dalla Conferenza episcopale. Nessuna consultazione è stata effettivamente organizzata, e la mossa ostruzionistica del Presidente De Luca e della sua maggioranza ha avuto l’effetto di negare tempi e modalità certi di risposta” ha dichiarato Marco Cappato, tesoriere dell’associazione.
Lo scorso giugno la donna si è opposta al diniego dell’Asl e ha chiesto una rivalutazione urgente delle sue condizioni e la trasmissione del parere del comitato etico. L’azienda sanitaria – informa una nota dell’associazione – non ha però dato seguito alle richieste, pertanto la donna ha presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli.
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