Tanto si è scritto della ‘dieta’ di Luka Doncic: io parlerei piuttosto di ‘educazione alimentare’

  • Postato il 27 agosto 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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di Marco Pozzi

Con gli Europei di basket appena iniziati (27 agosto-14 settembre), ancora si parla della dieta che ha permesso a un giocatore di basket fenomenale, ma a quel che si legge con non troppa cura per il corpo, di rinforzarsi e dimagrire, tirarsi a lucido per il nuovo campionato, ridefinendo il suo fisico di ventiseienne atleta professionista.

Si legge che la dieta dello sloveno Luka Doncic escluda il glutine, limiti gli zuccheri, preveda ogni giorno un frullato con latte di mandorla e almeno 250 grammi di proteine, e assunzione a “digiuno intermittente”, cioè senza mangiare dalle 20.30 al mezzogiorno del giorno successivo, col primo allenamento della giornata a digiuno.

Visti i risultati, alcuni conoscenti si stanno imbastendo una dieta simile per migliorare le proprie prestazioni sportive. Mi sembra utile aggiungere alcuni elementi, per inquadrare meglio la faccenda.

La parola ‘dieta’ è fuorviante, associata d’istinto alla perdita di peso e alla prova-costume. Si tratta piuttosto di ‘educazione alimentare’, ossia analizzare e ripensare l’alimentazione per migliorare il proprio benessere fisico e mentale. Ogni ‘dieta’ viene costruita apposta per quella persona, in base al suo corpo, ai suoi obiettivi, alle sue abitudini. Si parte da esami del sangue ed eventualmente esame del Dna per capire come reagisce la macchina-corpo ai vari alimenti, sia cibi che bevande.

Ci vuole metodo per ottenere risultati, non basta “mangiare meno” o “evitare i dolci”. Glutine, ad esempio. Forse a Doncic è stato tolto perché gli esami hanno rilevato che lo tollera poco; se lo assimilasse bene, forse pasta/riso/pane sarebbero presenti nel programma, ma senza condimenti. Stesso ragionamento coi latticini, o con qualunque altro elemento di base: gli elementi vanno considerati in relazione all’organismo che deve metabolizzarli.

Perciò un nutrizionista deve avere una formazione che includa biologia o fisiologia, o medicina, per conoscere il funzionamento delle cellule, con adeguate competenze di chimica. Le reazioni chimiche rispondono a leggi definite, ma avvengono in maniera diversa da persona a persona. La stessa mente collabora a creare differenze, per cui i regimi alimentari possono funzionare in modo diverso da periodo a periodo nella vita di una persona.

Le misurazioni servono per comprendere come stia cambiando la massa grassa e la massa magra rispetto alla variazione complessiva di peso: si può perdere peso riducendo l’apporto calorico, o si può aumentare peso sulla bilancia, ma non bisogna indebolire i muscoli e l’organismo intero.

Inoltre, per chi segue il percorso è fondamentale lavorare sulla motivazione: chi per migliorare la prestazione sportiva, chi per gusto estetico, chi per benessere di coronarie e articolazioni. Il senso di fame perenne, o di disagio latente per il cambio alimentare, diventa una presenza costante nella quotidianità. Il cambiamento alimentare è, come tanti altri cambiamenti, un esercizio della volontà.

Limitare il cibo quando s’ha fame, o evitare alimenti preferiti ma sconsigliati, è conseguente al chiedersi: perché rinunciare a un buon croissant la mattina? perché, dopo una giornata stressante al lavoro, devo privarmi di una birra nel relax serale?

Mangiare è facile, lo si può far subito e senza fatica, e finché si riesce, senz’alcun impedimento. Gratifica, è una manifestazione di libertà. Concentrarsi sulla dieta è esercizio mentale che può aiutare a svelare l’inganno; può essere una specie di autoanalisi, o quantomeno di conoscenza di sé. Ci si rende conto quanto mentale sia l’alimentazione, quanto dipenda dal nervoso, dall’insicurezza, dalla noia, e non direttamente dalla necessità calorica.

E chi segue un percorso alimentare dev’essere disposto ad apprendere, non soltanto a eseguire pedestremente una tabella. I percorsi alternano fasi più stringenti e radicali, a fasi di mantenimento, dove non occorre più rispettare al grammo le tabelle quanto piuttosto mantenere alcuni principi di base, le abitudini: le nozioni vanno comprese e gestite con intelligenza e adeguatezza rispetto alla propria vita personale, affinché l’educazione alimentare sia uno strumento per vivere meglio, e non un fine che ogni pensiero attrae e distorce.

Certo, non tutti possono contare su uno staff professionista come Doncic, né hanno un contratto milionario per coprirsi le spese, ma qualche riflessione è comunque utile farla intorno alle notizie più roboanti che riguardano i campioni.

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Il Fatto Quotidiano

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