“Ti amo, non puoi farmi questo”, le ultime parole di Aurora Tila prima di essere spinta giù da un balcone
- Postato il 10 ottobre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Mentre la spingeva giù, lei gli diceva di amarlo. È il particolare che emerge dal processo nei confronti del ragazzo imputato per il femminicidio di Aurora Tila per cui la procura ha chiesto l’aggravamento anche dello stalking.
“Il testimone ha detto esattamente che l’imputato gli ha confessato di aver buttato giù la ragazza dal balcone, mentre lei gli diceva ‘ti amo, non puoi farmi questo”. Così l’avvocata Anna Ferraris, che insieme al collega Mario Caccuri assiste la madre della 13enne Aurora Tila, ha raccontato, parlando con i cronisti all’uscita del Tribunale per i minorenni di Bologna, come in aula il 18enne ex compagno di cella del 16enne imputato, gli ha rivelato cosa è successo il 25 ottobre 2024 quando Aurora è precipitata dal balcone al settimo piano del palazzo in cui viveva a Piacenza. Il testimone è stato portato via dai carabinieri verso le 11, dopo aver rilasciato le sue dichiarazioni. Il processo si svolge con la formula del rito abbreviato condizionato all’ascolto di due consulenti medici della difesa, che sono stati sentiti la scorsa udienza, mentre oggi è stato sentito il consulente della Procura (Pm Simone Purgato).
“Il testimone ci ha detto che l’imputato gli ha rilasciato chiaramente una confessione piena, mentre erano in cella, all’arrivo in carcere, quando gli ha chiesto per quale motivo era finito dentro”, ha spiegato la madre di Aurora, Morena Corbellini. “Anche oggi l’imputato era in aula, non ha detto una parola, ed era molto molto seccato durante il racconto del suo ex compagno di cella”, ha spiegato ancora l’avvocata Anna Ferraris.
“Il testimone ha detto la verità in modo preciso e accurato, raccontando anche i particolari che gli sono stati riferiti – ha aggiunto Corbellini – L’imputato l’ho guardato in faccia, era molto nervoso, è andato via sbattendo contro qualcosa. Siamo molto fiduciosi ora, è la svolta che ci aspettavamo”. Il processo a questo punto sta per concludersi. Nella prossima udienza, già fissata per il 3 novembre, ci sarà la discussione e poi probabilmente la sentenza.
Secondo l’ipotesi accusatoria, il ragazzo avrebbe spinto la 13enne dal balcone del settimo piano del palazzo, colpendola poi alle mani per farla cadere dopo che si era aggrappata alla ringhiera. Le indagini – L’autopsia aveva escluso l’ipotesi del suicidio per la morte della ragazzina. Il medico legale aveva riscontrato che le lesioni riscontrate erano incompatibili con un gesto volontario: la caduta all’indietro suggerirebbe una spinta piuttosto che un lancio deliberato. Il giovane ha sempre negato, la “confessione” fatta al compagno di cella si aggiunge alle testimonianze in diretta di quello che avvenne a Piacenza poco meno di due anni fa. Due persone hanno assistito, seppur a distanza, alla drammatica scena, mentre un terzo testimone avrebbe udito le grida disperate della ragazza. Secondo i racconti, Aurora sarebbe rimasta aggrappata alla ringhiera del terrazzo mentre il 15enne colpiva con i pugni le sue mani, fino a farla cadere nel vuoto. Durante le indagini erano, anche, emersi dei video che ritraevano l’ex fidanzato maltrattare e picchiare la 13enne.
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