Una lettura poco sensata delle Regionali in Toscana: alcuni giornali si dedicano ancora al gioco delle tre carte

  • Postato il 14 ottobre 2025
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Va bene, la giornata era storica perché in Israele c’era il rilascio degli ostaggi, la liberazione dei detenuti palestinesi (a proposito, poiché Israele è una democrazia è lecito sapere di quali reati erano colpevoli tutti quei detenuti?). Poi c’era il discorso di Trump al parlamento e il trasferimento a Sharm con l’apertura dei colloqui di pace. Tutte cose di portata storica (vedremo…) di cui non si può certo trascurare né il racconto né il commento.

Poi c’erano le elezioni in Toscana che meritavano una certa attenzione per vari motivi. Uno in particolare: dopo le sconfitte del centrosinistra in Calabria e nelle Marche, l’esito delle Regionali toscane era fondamentale per il progetto di campo largo, il Pd e la sua segretaria. Lo scetticismo nei suoi confronti andava da un generico invito al cambio di passo alla richiesta, in certi casi un po’ sguaiata, di una cacciata, con cambio di direzione e recupero del rapporto privilegiato con le forze moderate (ammesso che si possa parlare di forze vista la loro consistenza numerica).

Ma i risultati sono stati di segno completamente opposto (rispetto allo scetticismo) con il candidato del campo largo vincitore col 13 per cento in più del rivale di centrodestra. Insomma una storia che per usare i termini utilizzati una settimana fa per la Calabria poteva rientrare nel genere della “batosta”, della “stangata” o anche del trionfo. Tanto più che a far due righe di conti la popolazione della Toscana è superiore a quella delle Marche e della Calabria messe insieme. Per non parlare della visibilità della Toscana nell’ambito internazionale hollywoodipendente (ovviamente senza nulla togliere alla bellezza e all’importanza delle altre due regioni, non scherziamo, ho un sacco di amici calabresi).

Insomma, tornando seri, la vittoria del campo progressista largo in Toscana con il corollario della penosa performance della Lega era un argomento che, nello spazio sacro del commento postelettorale, la maratona di Mentana, meritava qualche analisi in più del compitino diligente di Alessandra Sardoni o delle osservazioni di un giornalista sulla cui autorevolezza aleggia qualche dubbio come Minzolini. Poi, il giorno seguente, arrivano i quotidiani e la faccenda si fa ancora più intrigante.

Ora, non si può pretendere che un simile esito trovi uno spazio adeguato e una lettura sensata su Il Giornale o su Libero che ancora deve spiegare ai suoi lettori come mai in Spagna governa (e pure bene) un socialista dopo che il suo (di Libero, s’intende) titolo in prima pagina il giorno dopo le elezioni celebrava la grande vittoria del centrodestra. Né ci si può sorprendere a leggere su il Foglio che il vero vincitore in Toscana è Renzi. Tanto conta poco, perché nel caso del Foglio lettori e giornalisti coincidono.

Ma che dire del Corriere, il grande Corriere che, come anticipato da Mieli nel salotto di Mentana punta tutto sulla vecchia storia di Schlein che non voleva Giani e quindi non ha nulla da festeggiare? E Repubblica, che domenica in prima pagina aveva definito la probabile vittoria del campo largo come la prima vittoria elettorale di Schlein, come se Sardegna e Umbria non esistessero, riprende la solfa, ma per fortuna lo fa in in un’intervista a Giani che smentisce tutto e buonanotte…

Insomma mi sembra che nella stampa resista quella curiosa interpretazione per cui se la sinistra perde è per colpa di Schlein, se vince è nonostante Schlein. Non so se ricordate, ma molti anni fa fuori dalla stazione centrale di Milano si incontravano dei figuri non molto raccomandabili che ti invitavano a partecipare al famoso gioco delle tre carte, un gioco un po’ truffaldino in cui a vincere erano sempre loro. Ecco ora quei personaggi non ci sono più, ma qualcuno che continua a organizzare altrove una specie di gioco delle tre carte c’è ancora.

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Il Fatto Quotidiano

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