Usiamo la lezione di Oliviero Toscani per sensibilizzare l’opinione pubblica su Gaza
- Postato il 18 agosto 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
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di Lucio Aquilina
Un’immagine può cambiare la realtà. Oliviero Toscani lo ha dimostrato: la comunicazione visiva, se onesta e senza filtri, può infrangere muri di indifferenza. Lo fece con l’Aids, con il razzismo, con la pena di morte. Le sue immagini non chiedevano permesso, occupavano lo spazio pubblico e costringevano a guardare. Oggi quel linguaggio radicale serve subito a Gaza.
Dall’ottobre 2023, oltre 61.000 palestinesi sono stati uccisi, più della metà donne e bambini. Il 70% delle strutture edilizie è distrutto o gravemente danneggiato; il 92% delle abitazioni è in rovina. Ospedali bombardati, ambulanze bloccate, campi coltivabili ridotti all’1,5%: la fame è già qui, con oltre un milione di persone a rischio di carestia. 217 giornalisti uccisi: il conflitto più letale per la stampa nel XXI secolo. Migliaia di bambini hanno perso un arto, decine di migliaia vivono tra le macerie, senza scuola, senza cure, senza futuro.
Eppure, in molte capitali occidentali, tutto questo sembra lontano. La narrazione mainstream è filtrata, anestetizzata. I volti dei bambini feriti non entrano nei notiziari, le file per il pane non interrompono i talk show, i bombardamenti non fermano lo scrolling sui social. La tragedia di Gaza scompare dietro il rumore di fondo delle cronache “più spendibili”. Dobbiamo creare una comunicazione dal basso rivolta a tutti, anche a chi non vuole vedere, perché questa tragedia sta disegnando il nostro futuro.
Come designer e comunicatori, potremmo portare Gaza nei luoghi dove la gente non può voltarsi dall’altra parte: piazze, stazioni, fermate degli autobus, feed social, spiagge, grandi eventi culturali e sportivi. Rompere il silenzio, coinvolgere più persone possibile, significa continuare l’opera di chi ha dato la vita per informarci. Creiamo una fondazione gestita da un gruppo internazionale di progettazione – media specialist, designer, fotografi, videomaker, illustratori, artisti visivi, esperti web, giornalisti – per concepire campagne multimediali di forte impatto, diffuse su strada e online, da attuare fino alla fine del conflitto.
Ogni campagna avrebbe un tema preciso: fame, ospedali distrutti, blocco degli aiuti, genocidio, ostaggi, necessità di uno Stato palestinese, violenza del 7 ottobre, nazionalfascismo del governo israeliano speculare a quello di Hamas. I contenuti dovranno essere visivamente potenti, capaci di generare frattura emotiva e aprire spazi di dibattito e consapevolezza.
Creare un Giurì etico internazionale per valutare ogni progetto, composto da intellettuali, giornalisti, docenti, politici e attivisti – inclusi israeliani critici verso l’attuale governo e palestinesi impegnati nella difesa dei diritti umani – garantirà veridicità, impatto e rispetto della dignità. Chiunque potrà partecipare e finanziare una campagna se ne condivide il messaggio, tramite crowdfunding trasparente.
Come farlo? Manifesti nelle stazioni e nelle piazze, installazioni che interrompano la routine quotidiana, proiezioni notturne sulle facciate, azioni performative come magliette o flash mob nei luoghi di villeggiatura, campagne social coordinate per aggirare gli algoritmi: ogni intervento deve catturare lo sguardo e imporre la realtà di Gaza nel quotidiano di milioni di persone. Ogni campagna sarà dedicata a un tema specifico e affrontata con immagini e parole che non lascino scampo all’indifferenza.
La lezione di Toscani è chiara: la comunicazione non deve piacere, deve colpire. Non edulcorare, non mediare, mostrare la verità nuda, perché solo così lo spettatore diventa testimone e attore del cambiamento. Questa volta non per vendere, ma per salvare. Non è una campagna pubblicitaria: è un atto di umanità progettato, un’azione collettiva che usa la creatività per rompere il silenzio come ci ha insegnato Oliviero. E ogni atto di umanità, se visibile, può cambiare il corso delle cose.
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