Vigilessa uccisa, il sindaco di Anzola ai giudici: “Paura che il paese fosse paragonato ad Avetrana”

  • Postato il 30 giugno 2025
  • Giustizia
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“L’attenzione della stampa si sviluppa a valle delle udienze. Ricordo che quando venne fuori la storia del contratto sessuale il comando fu assediato dai giornalisti. C’erano due troupe fuori dal mio ufficio e i locali erano praticamente bloccati. C’era paura per i giornalisti. Che Anzola fosse paragonata ad Avetrana, scusi il paragone giudice, non fornisce certo una bella immagine”. Così il sindaco di Anzola dell’Emilia, Paolo Iovino, testimoniando davanti alla Corte d’assise di Bologna nel processo nei confronti di Giampiero Gualandi, 63enne ex comandante della Polizia Locale di Anzola (Bologna) accusato dell’omicidio volontario aggravato (dai futili motivi e dal legame affettivo) della collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva una relazione.

“Rimasi sgomento per quanto successo, poi in un ufficio pubblico, dove la sicurezza del cittadino dovrebbe essere massima. Ha inciso sulla campagna elettorale, a ogni evento c’erano gli sguardi sorpresi dei partecipanti, perché comunque si parlava del futuro dell’amministrazione”. Stefani è stata uccisa il 16 maggio 2024 da un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi nell’ufficio dell’uomo, al comando di Anzola.

“Sono stato letto sindaco il 10 giugno, circa un mese dopo l’evento. Quando feci un giro negli uffici comunali – ha spiegato il sindaco, parte civile nel processo con l’avvocato Andrea Gaddari – notai la presenza dei vigili, ed era strano, perché avevano i loro uffici. Il precedente sindaco aveva dovuto chiudere gli uffici perché c’era tensione tra loro. Il segretario generale del Comune con una determina incaricò uno psicologo per dargli supporto, ad Anzola e Sala Bolognese. C’era un clima di tensione e ho saputo che alcuni vigili si rivolsero dallo psicologo”.

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Il Fatto Quotidiano

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