Caro Claudio Baglioni, voi maestri potete fare qualcosa di importante per la musica di oggi
- Postato il 17 giugno 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Caro Claudio, come stai?
Ti scrivo questa lettera per dirti qualcosa che mi sta molto a cuore. Partirò proprio da La vita è adesso, un disco che ha segnato la mia educazione musicale. L’otto giugno 1985, quando uscì, avevo cinque anni e il suo enorme successo fece sì che io vivessi immerso in quella musica: mi faceva compagnia ovunque. La popular music funziona così, ha un potere enorme ed è più importante di quanto si pensi perché le canzoni di successo caratterizzano la nostra vita quotidiana.
Oggi ne fai un’edizione nuova a distanza di quarant’anni esatti. Ero titubante, te lo dico sinceramente, ed è forse normale per quanto io sia legato all’originale. È invece un disco molto bello; l’ho ascoltato in vinile.
Intanto mi hanno colpito molto alcuni cambiamenti sia della musica che delle parole: a volte per seguire una nuova ispirazione, altre per accordarsi a un nuovo modo di pronunciare i suoni nella nuova dinamica musicale, ora più lenta, ora più frenetica, visto che il materiale di partenza ha permesso ampio movimento creativo. È un corpo organico che si adatta all’andare del tempo, perché le canzoni se sono fatte bene riescono a vivere per sempre nel presente che si rincorre, in ogni adesso futuro.
Per esempio quel passaggio armonico di Andiamo a casa su “anche se son bianco”, con la modulazione discendente che presenta la settima di sottodominante e, ovviamente, “arranca”: qui i fiati portano il tutto in un altro genere, il linguaggio musicale si sgancia dal “momentaneo”, pesca nell’immaginario e si pone così fuori dal tempo, facendo deflagrare l’epifania musical-letteraria.
Oppure Amori in corso, una canzone che sembrava potesse vivere solo dentro un pianoforte, ma che qui si veste delle timbriche nuove e di una chitarra leggera e profonda, come solo l’amore maturo sa essere. O, ancora, quella meraviglia di scrittura musicale che è Notte di note: accompagnarsi suonando quella canzone, con la linea melodica della voce che si interseca alla perfezione con gli accordi che ti nascono dai polpastrelli, è una goduria incredibile.
Ma il pezzo forte lo lasci per ultimo, Il sogno è sempre. Ora quella canzone è completa ed è l’emblema di tutto il disco nuovo, perché il presente lo scriviamo giorno per giorno, fino a che non ci convince, fino a che non troviamo davvero noi stessi e mettiamo un punto forse definitivo, quando “sempre” e “adesso” coincidono: d’altra parte, l’ho già scritto altrove, la ricerca dell’attimo di eterno, dell’ossimoro che dia conforto, è il punto centrale della tua poetica. Tutto molto coerente e significativo, Claudio caro.
Vedi, queste canzoni si possono apprezzare benissimo per quello che sono, ma rendono infinitamente di più se si conosce la tua storia artistica di compositore musicale, se si capisce che l’essere umano, tu in questo caso, è qualcosa che diviene sempre, è un percorso. Il percorso ha bisogno di tempo per agire e realizzarsi. Il guaio qual è, Claudio? Che oggi la discografia non dà tempo a nessuno, che oggi i compositori di musica e parole sono maltrattati da un sistema disumano. Oggi a Claudio Baglioni non verrebbe dato il tempo giusto. Le canzoni che passano oggi in radio, praticamente, non hanno più musica.
Ma voi grandi artisti affermati potete fare qualcosa di importante. Voi avete avuto tempo: tu, Renato, Francesco. Intendiamoci: avete meritato ogni cosa. Oggi siete molto amati, stimati e rispettati, come è giusto che sia. Sarebbe bello se oggi faceste in modo di “creare tempo”, realizzando per esempio iniziative che riescano ad aiutare i piccoli locali a resistere, perché sono in ginocchio: sono quei posti in cui si fa musica dal basso, per un ascolto attento, gli unici capaci di intercettare l’humus culturale e creativo del nostro Paese, visto che le vendite dei dischi non danno praticamente più economie costruttive.
Noi del Club Tenco siamo molto sensibili, come sai, a questi temi. Da ottobre scorso stiamo riunendo le realtà italiane attente alla composizione musicale e, assieme a Officina Pasolini di Roma, stiamo creando un presidio che valorizzi questo modo di fare arte.
Un aspetto fondamentale di questo progetto di rinascita riguarda anche la scuola. Lo dico da insegnante, Claudio: tramite la scuola c’è da ricostruire una coscienza musicale perché, se si va avanti così, in un paio di generazioni nemmeno gli insegnanti conosceranno più i grandi artisti e musicisti della nostra popular music, non avranno più nemmeno loro strumenti per comprendere certa musica, che non “parlerà” più a nessuno. C’è da salvaguardare l’importanza del gesto e del gusto musicale.
Bisogna fare qualcosa, adesso. Perché un nuovo, bravo compositore di trentacinque anni possa scrivere un disco di successo, far compagnia ovunque a mio figlio di cinque anni e segnare la sua educazione musicale. La musica è adesso.
Ciao Claudio, con stima sincera,
Paolo
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