Il presidente del Madagascar fugge per le proteste: anche qui la Gen Z ha dato il via a una transizione

  • Postato il 14 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nel giro di pochi giorni, sono passati dall’essere una generazione inascoltata al volto stesso del cambiamento. In Madagascar, domenica 12 ottobre, la protesta giovanile guidata dalla Gen Z Maga ha smesso di essere solo rabbia e slogan: si è fatta storia. A rompere gli argini è stata l’unità dell’esercito del Corpo di Personale Servizi Amministrativi Tecnici (Capsat), che per la prima volta ha scelto di non obbedire, di non reprimere, di marciare con i ragazzi in piazza.

Quel gesto ha segnato il punto di non ritorno. Dopo settimane di mobilitazione, di blackout e manganelli, di appelli ignorati e strade occupate, la Generazione Z del Madagascar ha ottenuto ciò che sembrava impossibile: la caduta di Andry Rajoelina. Da presidente a fuggitivo. Da uomo forte a uomo in fuga. Un ribaltamento che non è solo politico, ma simbolico. Il potere che è stato rifiutato. E chi lo ha rifiutato non ha più di vent’anni. Il Madagascar è entrato ufficialmente in una fase di transizione post-golpe.

Dopo aver nominato un generale alla guida del governo per tentare di contenere la crisi, Rajoelina ha perso subito anche il sostegno delle istituzioni militari: è stato costretto a lasciare il Paese a bordo di un aereo militare francese, diretto probabilmente a Parigi.

La fuga di Rajoelina rappresenta un colpo duro per la rete d’influenza francese nell’Oceano Indiano. Il Madagascar, nodo strategico per la sicurezza marittima e la proiezione economica verso l’Africa australe, rischia ora di sfuggire al controllo di Parigi. Air France ha sospeso i voli per l’isola e l’Eliseo monitora la situazione attraverso una cellula di crisi.

Accadrà come in Nepal dove la Gen Z ha trasformato la protesta in processo costituente? La nuova premier del Nepal Sushila Karki, ex presidente della Corte Suprema, è stata eletta grazie a un processo di selezione avviato dalla Gen Z sulla piattaforma Discord.

Nel frattempo, la Gen Z malgascia non arretra. La sua forza non è solo numerica, ma simbolica: ha imposto una nuova grammatica politica, rifiutando il dialogo con un potere percepito come illegittimo, la transizione è appena iniziata.

In Senegal, è stata proprio la generazione digitale a spingere per il rinnovamento politico, portando alla liberazione di leader incarcerati – ovvero l’attuale presidente Bassirou Diomaye Fay – e influenzando l’agenda elettorale con campagne virali e mobilitazioni pacifiche. In Marocco, il fermento è in corso: giovani attivisti, studenti e creativi stanno ridefinendo il rapporto tra cittadino e istituzioni, con richieste chiare su diritti, ambiente e giustizia sociale.

Il Madagascar non è un’eccezione, ma parte di un’onda lunga. Se la Gen Z malgascia saprà mantenere il baricentro tra piazza e proposta, tra rabbia e visione, allora questa insurrezione non sarà solo la fine di un regime, ma forse l’inizio di una nuova grammatica politica africana.

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