Masseria Petrulla 1, il Consiglio di Stato dà ragione alla Gas Plus
- Postato il 21 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Masseria Petrulla 1, il Consiglio di Stato dà ragione alla Gas Plus
Il Consiglio di Stato dà ragione alla Gas Plus sul “Masseria Petrulla 1”, il nodo resta in fondo al pozzo: annullati gli atti della Regione che deve rifarli. Nessuno intanto provvede ai veleni
Chi si dovrà occupare dell’inquinamento legato al pozzo di gas Masseria Petrulla 1 in territorio di Policoro? Per ora non si sa.
Perché una società dichiarata «incolpevole» non può essere trattata come se fosse la responsabile dell’inquinamento. È questo, in estrema sintesi, il principio che emerge dalla sentenza con cui il Consiglio di Stato, due giorni fa, ha ribaltato il giudizio del Tar Basilicata e accolto l’appello della Gas Plus Italiana Srl contro la Regione.
A fil di legge non basta evocare l’urgenza di salvaguardare l’ambiente: occorre distinguere con nettezza fra ciò che si può esigere da chi non ha colpa e ciò che, invece, spetta al responsabile diretto della contaminazione.
Con questa decisione, la società non sarà tenuta ad adottare interventi onerosi e strutturali per contenere il rischio di migrazione di sostanze nocive dalla falda di Policoro. Le misure, spiegano i giudici di Palazzo Spada, dovranno essere ridefinite: potranno gravare su Gas Plus solo se davvero semplici, sostenibili e prive di un «apprezzabile sacrificio».
Storia di un pozzo
Il 30 settembre 1990 la concessione di coltivazione per il pozzo Masseria Petrulla 1 viene rilasciata alla Società Petrolifera Italiana, all’epoca controllata da Eni. Anni dopo, nel 2003, il giacimento si rivela improduttivo e il 20 giugno viene formalmente chiuso minerariamente (ossia, seguendo precise procedure che isolamento la cavità dal resto del sottosuolo e dalla superficie, impedendo infiltrazioni, fuoriuscite contatti di qualsiasi tipo con l’esterno).
Nello stesso anno, il 26 novembre 2003, Spi trasmette al Comune di Policoro un piano di caratterizzazione ambientale, che viene approvato con delibera della giunta municipale l’8 aprile 2004.
Il primo gennaio 2004 la concessione passa a Stargas Italia, società interamente controllata da Spi. Poi, il 18 maggio 2004, l’intero pacchetto azionario di Stargas è acquisito da Gas Plus Spa., che successivamente assume la denominazione Gas Plus Italiana. Infine, nel 2012, a seguito di una fusione inversa, la società prende la forma attuale di Gas Plus Italiana Srl.
Il 9 luglio 2021 la società presenta istanza alla Regione Basilicata chiedendo la cancellazione del sito dall’elenco regionale dei terreni potenzialmente contaminati. La richiesta si fonda sul completamento delle indagini e sull’asserita assenza di contaminazioni. Ma la Regione, richiamandosi a un rapporto dell’Arpab del 2005 che segnalava superamenti delle concentrazioni limite di cromo esavalente e cloroformio, non accoglie l’istanza.
Masseria Petrulla, l’impugnazione di Gas Plus
Il 18 ottobre 2022 la Regione emette un provvedimento che impone ulteriori indagini e la possibile predisposizione di un piano di bonifica. Gas Plus lo impugna: il Tar Basilicata, con sentenza del primo giugno 2023 n. 351, accoglie il ricorso e stabilisce che la procedura deve svolgersi secondo il decreto legislativo 152 del 2006, previa individuazione del responsabile.
La Regione non si arresta. Il 27 giugno 2023, con una nuova nota, riavvia il procedimento. Sulla base di un parere Arpab del 10 agosto 2023, che individua superamenti delle soglie di contaminazione nei piezometri del sito, prescrive «l’adozione, senza indugio, di tutte le misure di prevenzione finalizzate ad arrestare la migrazione dei contaminanti in falda, oltre il perimetro del sito», sulla base di un parere Arpab.
Il successivo 16 novembre, la Provincia di Matera individua Gas Plus come responsabile della contaminazione.
Il Tar Basilicata, con la sentenza del 19 ottobre 2024 n. 519, annullerà le ordinanze pubbliche.
Masseria Petrulla e Gas Plus, il nodo giuridico
Il cuore della disputa riguarda la qualificazione degli obblighi imposti. Secondo Gas Plus, non si trattava di semplici misure di prevenzione – che la legge consente di imporre anche al proprietario incolpevole – bensì di vere e proprie opere di messa in sicurezza d’emergenza, che spettano solo al responsabile accertato della contaminazione.
Il Consiglio di Stato ha riconosciuto la fondatezza di questa tesi. Nella motivazione, i giudici chiariscono che la distinzione fra prevenzione e messa in sicurezza non è tanto tecnica quanto sostanziale: entrambe mirano a evitare l’aggravarsi del danno, ma mentre la messa in sicurezza presuppone una responsabilità diretta per l’inquinamento, le misure di prevenzione possono gravare su un soggetto non colpevole solo se si tratta di interventi «semplici e sostenibili, senza apprezzabile sacrificio».
Il principio
Richiamando la giurisprudenza più recente e i principi di diritto europeo, la Quarta Sezione della suprema corte amministrativa ha sottolineato che il cardine resta il principio «chi inquina paga». La responsabilità, tuttavia, non può essere presunta: deve essere accertata. Solo a quel punto possono essere imposte misure onerose come la messa in sicurezza d’emergenza o la bonifica.
In mancanza, resta in campo il principio di solidarietà e buona fede: il proprietario incolpevole deve cooperare per impedire danni imminenti, ma solo entro i limiti di ciò che può essere ragionevolmente richiesto.
Gli effetti e il vero problema
La sentenza ha dunque annullato le note regionali del giugno e dell’agosto 2023, rinviando all’amministrazione la necessità di una nuova istruttoria. Spetterà ora alla Regione Basilicata stabilire se vi siano misure effettivamente esigibili da Gas Plus, tenendo conto delle condizioni concrete del sito e delle capacità operative dell’azienda.
Resta ferma, invece, l’esclusione della responsabilità diretta di Gas Plus per l’inquinamento, già accertata con sentenza del Tar Basilicata del 2024, passata in giudicato.
Il Consiglio di Stato ha rilevato che la particolarità del caso, privo di precedenti identici, giustifica la compensazione delle spese. Ed è vero che la decisione può fare scuola: segna un principio importante nella distinzione tra colpevoli e incolpevoli, tutelando i diritti di chi non ha generato l’inquinamento.
Ma resta l’altra faccia della medaglia: l’inquinamento c’è, e la questione su chi dovrà farsi carico delle opere necessarie rimane aperta. Per i cittadini la sentenza non porta ancora una risposta definitiva: la giustizia formale è stata rispettata, ma la giustizia sostanziale – quella che riguarda la salute e la sicurezza della comunità – è ancora tutta da conquistare.
Il Quotidiano del Sud.
Masseria Petrulla 1, il Consiglio di Stato dà ragione alla Gas Plus