Omicidi all’ambasciata di Washington, il senso di ingiustizia per Gaza genera mostri
- Postato il 22 maggio 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 2 Visualizzazioni
.png)
di Angelo Palazzolo
Il duplice omicidio dei diplomatici israeliani a Washington è un atto orribile. Indipendentemente da quanto sano di mente sia stato l’autore del crimine, all’origine di questo gesto c’è anche l’esasperazione e la frustrazione di chi non riesce a farsi sentire in altro modo, se non con gesti clamorosi ed estremi. Il rischio di emulazione e di reiterazione di gesti come questo in ogni parte del mondo è molto alto, ma lo è maggiormente in Usa, Germania e Italia e vi spiego il perché.
Benjamin Netanyahu e Amichai Chikli (ministro israeliano della Diaspora e la Lotta all’antisemitismo) incolpano Starmer, Macron e Carney di incoraggiare il terrorismo, per il semplice fatto di aver espresso le prime condanne ufficiali dell’operato di Israele, ma i veri colpevoli del moltiplicarsi dell’antisemitismo in tutto il mondo sono principalmente loro e, secondariamente ma altrettanto colpevolmente, i loro alleati.
La politica criminale di Netanyahu sulla Striscia di Gaza e il sostanziale appoggio di Paesi complici quali, in primis, Usa, Germania e – purtroppo – la nostra Italia, non fanno altro che incentivare atteggiamenti e comportamenti ostili verso lo Stato ebraico e verso chi ne fa parte. Il senso di ingiustizia per il genocidio in corso non può che essere accentuato dalla non risposta dei nostri governanti, o dalle risposte ipocrite, false, pretestuose, capziose e consapevolmente fuorvianti che – alla luce dei fatti a disposizione di tutti coloro che abbiano una connessione Internet – non sono più credute, né digerite.
Si prenda ad esempio la risposta di Giorgia Meloni al premier time della Camera dei deputati il 14/05/2025: “[…] consapevoli come siamo però che non è stato Israele, a iniziare le ostilità“. Quanto è ridicola questa affermazione/giustificazione? Il crimine prodotto da Hamas quel giorno, condannato da ogni parte e colore politico del mondo, è un crimine a cui nessuno può più porre rimedio, per il semplice fatto che non si può tornare indietro nel tempo. Ma l’orrore che sta seminando Israele è quotidiano, è presente, è futuro: abbiamo la certezza quasi matematica che anche domani qualche bambino palestinese morirà, lo sappiamo e non facciamo niente, guardiamo. Questo “stare a guardare” fa terribilmente male. Questa è la ragione per cui la maggior parte delle persone semplicemente si gira dall’altra parte, augurandosi di non vedere e di non sentirne parlare, così da non ferire la propria coscienza e di non entrare in quello spiacevole stato di dissonanza cognitiva per cui, da un lato, ci si considera “buoni” e, dall’altro, si è consapevoli di stare dalla parte di feroci assassini di gente inerme.
Per cui, quanta rabbia può generare la frase di Giorgia Meloni a chi ha il coraggio di andare a guardare foto e video di madri che piangono i loro figli sventrati dalle bombe israeliane, o dei figli che piangono le loro madri prima violentate, poi torturate e infine uccise dai soldati israeliani? Quanto sono colpevoli quelle madri e quei figli di un atto terroristico avvenuto 587 giorni fa?
Quanto è frustrante e avvilente sapere che il nostro Paese continua a fornire armamenti all’esercito israeliano con la giustificazione che “erano contratti autorizzati prima del 7 ottobre” (cfr. Crosetto e Tajani in più occasioni)? Come se non ci fossero strumenti giuridico-politici per porre fine a questa ignomìnia?
Lo sterminio, il genocidio, i massacri, i crimini contro l’umanità, o comunque si vogliano etichettare le atrocità che Israele sta perpetrando contro il popolo palestinese stanno generando un senso di sdegno, rabbia e riprova sociale che – se non trovano un’adeguata rappresentanza politica (“soddisfazione” o “canalizzazione” direi dal punto di vista psicologico) – rischiano di trasformarsi in rabbia sociale incontrollata e mal indirizzata. In questo senso, ha detto bene Elly Schlein rivolgendosi alla Premier: “Lei rappresenta l’Italia ma l’Italia così non è rappresentata da lei, perché l’Italia non si gira dall’altra parte, non sta in silenzio”.
A me non sembra un caso che l’efferato omicidio dei due diplomatici israeliani sia accaduto negli Usa e non in Spagna, in Irlanda, in Norvegia o in altri Paesi dove i governi stanno iniziando (finalmente!) a dare voce a chi invoca giustizia, a chi non accetta più ipocrisie e doppi standard. I Paesi che maggiormente stanno fomentando l’antisemitismo, oltre a Israele, sono proprio Usa, Germania e Italia che – con il loro negare l’evidenza e giustificare l’ingiustificabile – stanno producendo un’ondata di risentimento e odio che rischia di sfociare in altri episodi drammatici come quello di Washington.
Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!
L'articolo Omicidi all’ambasciata di Washington, il senso di ingiustizia per Gaza genera mostri proviene da Il Fatto Quotidiano.