A Roma sta per aprire una nuova galleria d’arte che dà voce alla resistenza politica
- Postato il 2 settembre 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Con il termine Cantadora si fa riferimento a un termine castigliano che indica una cantastorie, una voce tra le tante, ma che al tempo stesso richiama una figura leggendaria: Candida Mara, la cantadora sarda vissuta tra Ottocento e Novecento, che con la sua voce ha saputo farsi memoria collettiva. Sulla base di questo concetto nasce Cantadora, la nuova galleria d’arte contemporanea in Piazza Galeria 7 a Roma tra San Giovanni e Appia Antica.
Diretto dal gallerista Enrico Palmieri e la curatrice Flavia Prestininzi, il nuovo spazio espositivo aprirà le sue porte al pubblico il primo ottobre 2025 con Organise, Educate and Agitate, il progetto del collettivo indonesiano Taring Padi che riunisce una serie di opere realizzate durante un periodo di residenza in galleria a partire dal 4 settembre.

La residenza di Taring Padi a Roma
“Durante la residenza, Taring Padi parteciperà a una serie di appuntamenti pubblici, tra cui l’Assemblea Nazionale dei Lavoratori e delle Lavoratrici dello Spettacolo, l’8 settembre alla Pelanda (Mattatoio), nell’ambito del festival Short Theatre”, spiegano Enrico Palmieri e Flavia Prestininzi ad Artribune. “In questa occasione verrà attivata l’opera People’s Justice / الشعوبعدالة (2024): un grande striscione collettivo nato da un processo di collaborazione con i collettivi The Kitchen, Globe Aroma, Learning Palestine, Subversive Film e The Question of Funding. Al centro della composizione, un ulivo secolare si erge come simbolo di resistenza e speranza, evocando la lotta palestinese per la liberazione”.

La mostra di Taring Padi da Cantadora a Roma
“Con un approccio profondamente politico e comunitario, Taring Padi sviluppa progetti artistici partecipativi che trasformano l’arte in uno strumento di protesta, solidarietà e attivazione sociale”, continuano i fondatori di Cantadora. “Il loro intervento a Roma si radica nei tre principi fondanti del collettivo (Organise, Educate and Agitate) e prende forma attraverso una residenza artistica, intrecciando pratiche collaborative con il territorio urbano e le sue comunità. Tra le opere principali, un nuovo striscione monumentale realizzato con la comunità sikh originaria del Punjab, attiva da anni nelle campagne laziali e spesso coinvolta nei circuiti dell’agroindustria italiana, in condizioni di sfruttamento riconducibili alle cosiddette agromafie. Il progetto, sviluppato attraverso una serie di workshop partecipativi, si propone come gesto artistico e politico di visibilità e alleanza, e resterà esposto fino a dicembre 2025”.
Il programma espositivo del 2026 da Cantadora a Roma
“Per ciò che concerne la programmazione espositiva vorremmo che ogni mostra non fosse un evento isolato ma che ci fosse una narrazione, ragion per cui la galleria prende il nome di Cantadora. Vorremmo raccontare delle storie che abbiano un fils rouge che le possa unire. Quindi dopo la mostra di Taring Padi, lavoreremo con una giovanissima artista argentina che vive a Buenos Aires e che lavora soprattutto con i tessuti e il carboncino. Sarò un lavoro sull’idea di colonialismo e di nuovo colonialismo. La successiva, invece, vedrà protagonista un’artista italiana appena uscita dall’Accademia. Vorremmo arrivare alla fine del 2026 con una programmazione eterogenea ma che abbiamo una coerenza interna”.
Valentina Muzi
L’articolo "A Roma sta per aprire una nuova galleria d’arte che dà voce alla resistenza politica " è apparso per la prima volta su Artribune®.