Al di là della figura politica, Papa Francesco ha davvero annunciato il Vangelo
- Postato il 29 aprile 2025
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di Luca Canonaco
Quando muore il Papa, il bilancio di ciò che ha detto, deciso e operato si considera solo da un punto di vista politico; non importa se il de cuius ha cercato di vivere – proponendolo – il Vangelo di Gesù Cristo; egli viene immancabilmente considerato una figura politica. Papa Francesco non ha fatto eccezione.
Eppure, anche il Papa argentino ha innanzitutto proclamato il Vangelo, la “buona notizia” (“euanghélion“, in greco) che lo fonda: la vittoria sulla morte del suo Protagonista. Il fenomeno storico del cristianesimo, infatti, è nato dalla fede nella resurrezione di un Uomo: “noi siamo cristiani perché crediamo che Gesù è risorto dalla morte, è vivo, è in mezzo a noi, è presente nella storia” (Carlo Maria Martini). Quanti commenti sui papi, e su quest’ultimo, non tengono conto di questo presupposto decisivo?
Indubbiamente, molti atti e pronunciamenti di Francesco – come di ogni altro Papa – hanno avuto anche un effetto politico, chiamando in causa governi, partiti, forze sociali con i loro programmi e le loro ideologie. Egli ha parlato molto di problemi etici e sociali. Ma, allora: è stato lui a sviarci? Affatto. E’ stato, invece, coerente con la sua missione. E’ scritto nel Vangelo.
Nel Padre Nostro, l’esortazione “venga il Tuo regno”, è seguita dalla frase “come in cielo, così in terra”; il Regno non è richiesto soltanto nell’al di là, ma anche nell’al di qua; come disse Gesù: “il Regno di Dio è già in mezzo a voi” (Lc 17,21); dunque, lo si può, lo si deve sperimentare già qui, sulla terra, seminandone i germi, sviluppandolo in ogni dove. Questa è la premessa evangelica che fonda l’instancabile interesse pratico del Papa per le vicende degli uomini e delle donne del mondo; una premessa che – per il cristiano – si compie alla fine della vita terrena.
In un recente scritto, Francesco ha lodato le pagine di un libro del Cardinale Scola sulla vecchiaia, perché “costituiscono una consolante certezza: la morte non è la fine di tutto, ma (…) è un nuovo inizio (…), perché la vita eterna, che chi ama già sperimenta sulla terra dentro le occupazioni di ogni giorno, è iniziare qualcosa che non finirà”; questo “nuovo inizio”, per il Vangelo, è realizzabile nel servizio al prossimo, soprattutto ai bisognosi (poveri, forestieri, affamati, malati, etc..- Mt 25); servizio che ha anche rilevanze politiche, ma che fa, soprattutto, pregustare un anticipo del Regno di Dio in chi lo compie.
Bergoglio ha scritto la volontà testamentaria “con viva speranza nella Vita Eterna”: “Le mie spoglie mortali riposino, aspettando il giorno della risurrezione, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore“.
Caro Jorge Mario, tu non sei stato un politico. Tu hai voluto semplicemente annunciare il Vangelo, la “Buona Notizia”, la Resurrezione Finale, anche quando parlavi di problemi etici e sociali. Grazie infinite, perché – con la tua testimonianza – hai proposto la Vita Eterna già qui, sulla terra. Riposa in pace.
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