Arabia Saudita, difensore dei diritti umani ancora in carcere due anni dopo la fine della pena

  • Postato il 18 agosto 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 5 Visualizzazioni

Un gruppo di organizzazioni per i diritti umani (*) ha sollecitato le autorità saudite a rimettere in libertà Mohammed al-Bejadi, un difensore dei diritti umani ancora in carcere nonostante la sua condanna sia terminata oltre due anni fa.

Al-Bejadi, membro fondatore nel 2009 della principale organizzazione per i diritti umani – l’Associazione saudita per i diritti civili e politici (Acpra), messa al bando oltre 10 anni fa – è stato tre volte in carcere per il suo attivismo in favore dei diritti umani. La prima volta dal settembre 2007 al gennaio 2008, la seconda dal marzo 2011 all’aprile 2016.

L’ultimo arresto è avvenuto il 24 maggio 2018. Condanna a 10 anni, di cui cinque con la sospensione. Quindi, fine pena nell’aprile 2023. Ma al-Bejadi continua a marcire nella prigione di Buraydah, spesso in cella d’isolamento, senza poter incontrare un avvocato e senza alcun altro contatto col mondo esterno.

Non si tratta di un caso isolato, come hanno fatto notare Amnesty International e Mary Lawlor, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulle persone che difendono i diritti umani: altre due di loro, Mohammed al-Qahtani – a sua volta membro dell’Acpra – ed Essa al-Nukheifi, sono rimaste in prigione per due anni dopo la fine della condanna ma almeno, nel gennaio di quest’anno, sono state scarcerate. È persino successo che, come accade anche in Egitto, con l’approssimarsi della scadenza della condanna, alcuni prigionieri siano stati sottoposti a un nuovo processo con conseguenti ulteriori di carcere da scontare.

L’elenco dei difensori e delle difensore dei diritti umani in carcere è lungo e le condanne da scontare, indicate tra parentesi, sono pesanti: Issa al-Hamid (altro esponente dell’Acpra, nove anni), Mohammed al-Otaibi (17 anni), Waleed Abu al-Khair (15 anni), Khaled al-Omair (nove anni), Israaa al-Ghomgham (13 anni), Abdulrahman al-Sadhan (20 anni), Manahel al-Otaibi (11 anni), Nourah al-Qahtani (35 anni), Osama Khalid (32 anni), Mohammed al-Hazzaa al-Ghamdi (23 anni) e Mohammed al-Habib (12 anni).

Altri due difensori dei diritti umani, Salman al-Odah e Hassan Fahran al-Maliki, sono sotto processo e le udienze continuano a essere rinviate.

“Non ho un parente in carcere ma qui non si tratta di difendere solo le nostre famiglie, ma l’intero nostro paese e tutte le persone che sono oppresse. La mia famiglia sono tutti i prigionieri di coscienza”. Questa frase, pronunciata da al-Bejadi durante la protesta del 2011 che gli costò la seconda condanna, spiega cosa vuol dire essere un difensore dei diritti umani.

(*) ALQST for Human Rights, DAWN, European Saudi Organisation for Human Rights, FairSquare, Freedom House, Gulf Centre for Human Rights, Human Rights Watch, HuMENA for Human Rights and Civic Engagement, MENA Rights Group, Middle East Democracy Center, International Federation for Human Rights e World Organisation Against Torture, queste ultime due come aderenti all’Osservatorio per la protezione delle persone che difendono i diritti umani.

L'articolo Arabia Saudita, difensore dei diritti umani ancora in carcere due anni dopo la fine della pena proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti