Basta con l’arroganza di Roger Waters! Guai a contraddirlo: mi sta sulle scatole

  • Postato il 13 ottobre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Thom Yorke è un ometto piccolo e un po’ timido”.

Con questa frase, pronunciata pochi giorni fa nel Katie Halper Show, Roger Waters ha aggiunto un nuovo capitolo alla sua crociata personale contro i Radiohead, colpevoli — a suo dire — di aver suonato a Tel Aviv nel 2017. Sono passati otto anni, ma lui ancora non si dà pace. Ha raccontato di aver scritto molte lettere a Thom Yorke, ricevendo risposte “simpatiche”. Ma — parole sue — «poveretto, non ci riesce». Ora, che il leader del gruppo di Oxford non sia un cabarettista mancato possiamo anche concederlo. Ma che l’ex Pink Floyd si erga ogni volta a tribunale morale del mondo, demolendo chiunque non segua le sue linee guida etico-politico-spettacolari, anche no. Waters mi sta sulle scatole. Non per il suo talento — indiscutibile, e inutile girarci attorno: la storia, in parte, l’ha scritta davvero. Ma per l’atteggiamento e la narrazione mitologica che si è costruito addosso.

Nei consueti nove punti di questo blog, oggi voglio smontare pezzo dopo pezzo quella narrazione. Perché se Yorke è un ometto piccolo e timido, Waters è un omone grande — e stronzo.

Cominciamo.

1. Lui, che riscrive la storia dei Pink Floyd a suo uso e consumo
Si comporta come se fosse stato l’unico architetto dei Pink Floyd, con flauto e registratore a pile. Dimentica che musiche, arrangiamenti, armonie — tutt’altro che inscrivibili a lui — furono anche frutto di Gilmour, Wright e Mason. Senza quei suoni, quelle voci, quelle tensioni interne, il mondo non avrebbe conosciuto quel suono. Il solo fatto che abbia anche solo pensato di riscrivere la storia è, di per sé, un segno d’arroganza. Ma queste cose, quante volte ancora bisognerà ripeterle?

2. Lui, che si prende meriti inscrivibili alla band, tutta
Negli ultimi vent’anni ha trasformato il concetto stesso di “revisione” in un esercizio di appropriazione sistematica. Reinterpreta i capolavori dei Pink Floyd firmandoli come se fossero roba sua, dando l’impressione che tutto, dalla visione all’inquietudine, sia nato dalla sua testa. Ma la verità per me è diversa: senza gli altri, sarebbe rimasto un grande paroliere con problemi di ego. E senza melodia. E forse anche senza un soldo.

3. Lui, che denuncia l’avidità altrui ma fa miliardi sulla memoria dei Pink Floyd
Ama puntare il dito. Sempre. Ovunque. Ma è dura prendere lezioni di purezza artistica da uno che ha trasformato ristampe, box set e merchandising deluxe nella sua seconda carriera. Firma tutto, vende tutto, rilancia tutto — a peso d’oro. E mentre denuncia il capitalismo a ogni intervista, ci fa sopra il pieno. Come dire: la macchina è il nemico, ma lui il pieno lo fa sempre. E con la carta oro.

4. Lui, che combatte il potere ma fa sua l’arma che più lo rappresenta: l’arroganza
Il problema non è che Waters prenda posizione. Il problema è che chiunque non sia d’accordo con lui, per definizione, è un idiota, un venduto, o peggio. Mi sembra che abbia il tono dell’inquisitore medievale: l’arroganza non è più uno stile, è diventata il suo unico strumento retorico. E se osi contraddirlo, ti seppellisce sotto strati di moralismo. In pratica: o sei con lui, o sei contro il bene.

5. Lui, che ha fatto della ribellione un format già visto e sentito
Un tempo spiazzante, oggi ripete sempre la stessa liturgia. L’iconoclastia si è fatta coreografia, le parole denuncia si sono irrigidite in slogan. La rabbia è diventata mestiere. E anche chi lo ha amato comincia a chiedersi: ma dove finisce la causa, e dove comincia il personaggio?

6. Lui, che predica coerenza, ma viene smentito da chi lo conosce bene
Nel 2023, Polly Samson — moglie di David Gilmour e paroliera post-Waters di alcunbi passaggi dei Floyd — ha voluto comunicare via social un messaggio diretto e feroce: «Tu sei antisemita fino al midollo, un apologeta di Putin e un bugiardo megalomane. E anche un evasore fiscale». Ora: che sia la moglie del suo ex compagno a dirlo, uno potrebbe pensare a vecchi rancori. Ma resta il fatto che certe accuse — soprattutto sull’ipocrisia e sull’ossessione per i soldi — arrivano da chi ha vissuto da vicino dinamiche interne alla band.

7. Lui, che si dice contro il pensiero unico, ma guai a contraddirlo
Ama dichiararsi “contro ogni forma di pensiero unico”. Ma appena qualcuno non la pensa come lui, lo etichetta come servo, ignorante o complice. In realtà, più che contro il pensiero unico, sembra contro chiunque non aderisca al suo. Il che, a ben vedere, è una forma di pensiero unico — solo con una voce più arrogante.

8. Lui, che trasforma la provocazione noiosamente in routine
All’inizio era provocazione vera: le immagini, i messaggi, la rottura. Ma oggi Waters mi pare diventato prevedibile. Sai già che parlerà male di Israele, dell’America, del capitalismo, e magari infilerà un maiale volante per ricordarti quanto è arrabbiato. Solo che lo fa da cinquant’anni. E ormai non provoca: annoia.

9. Lui, che parla di libertà, ma non ammette chi la pensa diversamente
Il caso Yorke è solo l’ultimo. Waters non discute: sputa sentenze. Non sopporta il dissenso, lo disprezza. Chi non la pensa come lui è un idiota, un venduto, un nemico. Altro che libertà: la sua è una crociata personale travestita da battaglia morale. E chi non si allinea, si becca pure del “piccolo uomo timido” sgradevole. Ma il pensiero unico non è solo quello che denuncia. È anche quello che impone.

Come sempre, chiudo con una connessione musicale: una playlist dedicata, disponibile gratuitamente sul mio canale Spotify (link qui sotto). Se vuoi dire la tua, fallo nei commenti o — meglio ancora — sulla mia pagina Facebook pubblica, collegata a questo blog.
È lì che il dibattito continua, tra post, risposte e deviazioni imprevedibili. E sì, se ne leggono davvero di tutti i colori.

Buon ascolto. E buona lettura.

9 Canzoni 9 … senza puntare il dito

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Il Fatto Quotidiano

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