Fare i curatori di performance. Intervista al collettivo Cult of Magic
- Postato il 11 settembre 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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Tra musica e danza contemporanea, i Cult of Magic sono un collettivo di sperimentazione artistica che esplora la performance art attraverso una prospettiva autoriale e insieme curatoriale, interrogandosi sulle modalità di fruizione, sul rapporto con lo spazio e sull’esperienza del pubblico. Ne fanno parte le coreografe e danzatrici Giada Vailati e Samira Cogliandro che insieme al compositore e musicista Francesco Sacco hanno fondato il collettivo nel 2017, per poi accogliere il compositore, art director e product designer Luca Pasquino.
Chi sono i Cult of Magic
Il Museo Novecento di Firenze, Palazzo Te a Mantova, la Triennale di Milano, la Casa circondariale femminile di Bollate e Palazzo Grassi a Venezia sono solo alcune delle istituzioni che hanno ospitato gli spettacoli del collettivo, a cui si aggiungono numerosi festival, come i milanesi Exister e Hyperlocal o la programmazione di Zō Centro Culture Contemporanee a Catania e l’AMAT di Pesaro, e diversi club e spazi performativi, tra tutti il Plastic di Milano e il Genau di Torino. L’attività di Cult of Magic, infatti, si distingue per il ruolo conferito al luogo e al pubblico che vi partecipa, fondamentale tanto quanto il contenuto stesso dell’azione.
La performance art secondo i Cult of Magic
“La performance art ha un rapporto molto particolare con la curatela, sia a causa della storia relativamente breve rispetto ad altri medium artistici, sia per la natura effimera e insieme molto avvezza a ragionamenti sulla fruizione da parte del pubblico, sulla resa nello spazio e sull’allestimento. Possiamo dire che, almeno per buona parte, la performance si sia auto-curata. Questo punto di partenza lascia una serie di interrogativi, e lancia altrettante sfide, se ci affacciamo al panorama contemporaneo: in un contesto in cui le pratiche curatoriali sono diventate assolutamente complementari alla pratica artistica, mentre i rispettivi confini sono decisamente più liquidi, dove e come si colloca la performance?”, spiega ad Artribune Francesco Sacco che continua: “In questo scenario l’opzione di un luogo, di un pubblico, di un orario della giornata (scelte curatoriali) equivalgono a scelte di campo estremamente caratterizzanti. Una performance a mezzogiorno è diversa da una performance a mezzanotte, così come una in un museo da una presentata durante un rave party. Ogni nostra produzione nasce con una collocazione ideale, ma anche con una grande disposizione all’adattamento. Il lavoro di Cult of Magic è visceralmente drammaturgico e si concentra molto sulla scrittura. Nella maggior parte dei casi i nostri lavori nascono dall’individuazione e successivamente dall’approfondimento di un tema, tradotto in corpo, gesto, spazio, movimento, suono e luce. A questo punto possiamo dire che il lavoro è a metà: ciò che resta consiste nella messa in scena e si svolge sul palcoscenico, in una dimensione in cui la struttura drammaturgica e i suoi segni sono estremamente solidi, ma il suo sapore e la sua dinamica sono altrettanto variabili”.

I progetti di Cult of Magic
Un esempio significativo di questo modellamento sullo spazio e sulle condizioni di rappresentazione dell’azione è la performance Questo è il mio corpo (un’altra Ofelia), realizzata nel 2021 da Vailati e Sacco per il Museo Novecento Firenze e successivamente presentata in diversi contesti, dai musei ai club techno. Nei primi la tensione cresce progressivamente, mentre nei contesti notturni il ritmo e l’energia si trasformano in un’esperienza catartica. “Nell’arco degli anni la poetica del collettivo, parallelamente al consolidamento di un processo creativo sempre molto legato al lavoro drammaturgico sul corpo, sul suono e sulla luce, ha visto crescere l’attenzione nei confronti dell’audience development e sui luoghi dell’arte, traducendo le riflessioni sul tema nell’affiancamento di messe in scena tradizionali ad altre, fuori dalla comfort zone dei circuiti tradizionali”, aggiunge Giada Vailati presentando il progetto Guerrilla Gig, concepito in collaborazione con Mare Culturale Urbano – Cascina Torrette. Inaugurata a settembre 2024, la rassegna porta la performance fuori dai luoghi convenzionali per sperimentare nuove forme di interazione. Ogni sessione, infatti, prevede una micro-residenza di un giorno, in cui un artista ospite, proveniente da diverse discipline come danza, musica, arti visive e poesia, collabora con il collettivo per una creazione estemporanea, poi aperta al pubblico. Questo format non solo libera la performance dalle dinamiche produttive tradizionali, ma stimola anche un dialogo immediato e diretto tra artisti e pubblico. “Guerrilla Gig nasce per due ragioni: da un lato creare un luogo d’incontro e scambio tra artisti della scena contemporanea, così da potersi conoscere e aprire un dialogo tra i differenti campi d’indagine; dall’altro riportare l’approccio creativo a una forma più giocosa e istintiva, lontano dalle normali logiche di produzione a cui siamo solitamente chiamati”, aggiunge Samira Cogliandro.
La musica nella pratica di Cult of Magic
Anche Analog Techno Live Set è un progetto basato sull’improvvisazione e sulla costante ricerca tra suono e azione. Consiste, infatti, in una sessione di musica techno suonata dal vivo da Sacco e Pasquino con sintetizzatori analogici, drum machine e strumenti acustici. “Alla base c’è la volontà di instaurare uno scambio sinergico tra il pubblico e i musicisti: le infinite possibilità generative e le sfaccettature fornite dall’utilizzo di strumenti analogici dal vivo, rendono ogni live set unico e irripetibile, anche se la scelta dei timbri sonori e dei pattern ritmici rimane spesso costante, definendo la personalità del live set e rendendo immediatamente riconoscibile la sua estetica musicale”, racconta Francesco Sacco. Dal 2022 il live set è un progetto resident del Club Plastic di Milano e oltre a essere stato presentato in occasione di rassegne come Triennale Estate e Milano Music Week, fornisce anche il contesto per gli adattamenti in ambito club delle performance del collettivo.
Le tematiche politiche secondo Cult of Magic
I temi affrontati parlano di oppressione, liberazione, identità e inconscio collettivo: tra questi la lettura del corpo femminile in chiave sacrificale in Questo è il mio corpo (un’altra Ofelia), l’esplorazione del corpo come strumento di lotta politica in Re Penelope, i desideri umani e l’esoterismo in La Chiave di Salomone, la crescita personale raccontata attraverso sogni e simboli in Kushimaru e le strane creature della foresta magica e il ciclo vita-morte-rinascita in Grande Madre. “Attualmente stiamo lavorando su due nuove produzioni: Beauty (regia di Samira) e ‘Fear of the Dark’ (regia mia, di Francesco e Luca). Quest’ultimo è un esperimento ambizioso: per la prima volta, infatti, stiamo realizzando uno spettacolo totale, che utilizza più linguaggi della scena oltre alla danza e alla musica. Nello specifico, le scenografie saranno curate dallo studio di architettura e design (ab)Normal. Il processo creativo è iniziato la scorsa estate con una prima residenza a Venezia, in un’ex chiesa che oggi si chiama Fabbrica H3 sull’isola della Giudecca: da questo periodo è nato un primo studio in forma di solo. Il prossimo 4 maggio saremo ospiti di BASE Milano per ‘Assemblaggi’, occasione in cui presenteremo al pubblico la prima installazione di Cult of Magic. Nella stessa giornata condurremo un laboratorio/open studio in cui il pubblico sarà invitato a partecipare attivamente. Non solo danzatori o musicisti, ma chiunque sia interessato ad approcciare le tematiche dello spettacolo da qualsiasi prospettiva, compresa quella letteraria, drammaturgica, fotografica…, oppure ad assistere osservando ‘da fuori’ ciò che si genererà negli spazi di Base. A fine maggio, infine, proseguiremo la fase creativa in una seconda residenza all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, nell’ambito di Performing Festival”, conclude Giada Vailati.
Caterina Angelucci
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L’articolo "Fare i curatori di performance. Intervista al collettivo Cult of Magic" è apparso per la prima volta su Artribune®.