Fenomeno Incel: la violenza verbale dei maschi online non è meno pericolosa di quella fisica
- Postato il 26 aprile 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Neanche davanti all’orrore della morte di due ragazze giovanissime si ferma l’odio misogino che serpeggia sul web. La tragica uccisione di Sara Campanella e Ilaria Sula, vittime di violenza maschile, ha scatenato in rete una sequela di commenti osceni e disumanizzanti, provenienti da una specifica sottocultura online: quella degli Incel.
Ma chi sono gli Incel? Il termine deriva dall’inglese Involuntary Celibate (celibe involontario) e identifica una comunità di uomini che attribuiscono la colpa della loro condizione sentimentale e sessuale alle donne. Non si tratta solo di frustrazione individuale, ma di un vero e proprio movimento d’odio misogino, alimentato da forum, chat e social network, dove si legittimano idee pericolose e aberranti: la donna come oggetto da possedere, il rifiuto come provocazione da punire, fino ad arrivare a giustificare, o persino esaltare, il femminicidio.
In queste settimane, sui profili e nelle pagine frequentate da questi individui, si sono lette parole raccapriccianti su Sara e Ilaria: vittimizzazione degli assassini, accuse alle ragazze per aver “osato scegliere”, per non essersi accontentate, per aver esercitato la propria libertà affettiva. Secondo questa mentalità distorta, la colpa delle donne è quella di essere libere.
Non si tratta di episodi isolati, ma di un fenomeno globale.
A un osservatore superficiale, questi commenti potrebbero sembrare frutto di pochi squilibrati. La realtà è ben diversa: gli Incel rappresentano una rete diffusa, attiva non solo in Italia ma in tutto il mondo. Negli Stati Uniti e in Canada si sono già verificati casi di attentati e omicidi ispirati da questa ideologia. Celebre è il caso di Elliot Rodger, che nel 2014 uccise sei persone a Santa Barbara lasciando un manifesto intriso di odio contro le donne e contro gli uomini “vincenti” sul piano relazionale. Anche in Europa si sono registrati episodi legati alla galassia Incel, dimostrando che non si tratta solo di discorsi d’odio virtuali, ma di una cultura capace di generare violenza concreta.
Il fenomeno Incel è solo la punta dell’iceberg di una mentalità patriarcale che continua a permeare la nostra società: quella che considera le donne inferiori, disponibili per diritto acquisito, e colpevoli se rivendicano autonomia e libertà. La violenza verbale online non è meno pericolosa di quella fisica: è l’anticamera del consenso sociale verso comportamenti violenti. Alimenta l’idea che esistano “motivi” per cui una donna possa meritare aggressioni, soprusi, punizioni o peggio ancora, la morte.
Le istituzioni devono agire e per questo motivo, è fondamentale che lo Stato non sottovaluti il fenomeno. Occorre un intervento deciso per monitorare, oscurare e sanzionare gruppi e forum che diffondono odio misogino. A tal fine, ho depositato un’interrogazione parlamentare al ministro della Giustizia affinché si assumano iniziative concrete per contrastare questa deriva pericolosa e aberrante. La prevenzione passa prima di tutto dalla cultura, in quanto il contrasto non può essere solo repressivo. Serve un cambiamento culturale profondo, che inizi dalle scuole.
L’introduzione dell’educazione affettiva e sessuale, fondata sui principi della parità di genere e del rispetto reciproco, è una misura non più rinviabile.
Educare le nuove generazioni a relazioni sane, consapevoli e rispettose, fornire loro un alfabeto gentile delle emozioni, per aiutarli a riconoscerle, a parlarne e a gestirle è l’unico antidoto duraturo contro il patriarcato e la cultura della violenza. Non possiamo più tollerare che l’odio contro le donne trovi spazio, sia nelle strade che nelle piazze virtuali. Ogni commento che giustifica un femminicidio è un passo indietro verso la barbarie.
La lotta contro la cultura della violenza di genere deve essere una priorità collettiva: giuridica, politica, culturale e sociale. Solo così potremo evitare che altre ragazze come Sara e Ilaria, che potrebbero essere nostre figlie e nostre amiche, diventino nomi da ricordare in un elenco che non deve più allungarsi. Basta femminicidi.
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