Francesca Woodman. Storia di una cometa che attraversò i cieli italiani 

Ci sono artisti che sembrano attraversare il mondo come comete: brevi, luminose, inafferrabili. Anime che per essere viste in modo nitido devono essere fissate in un singolo scatto, perché nel dinamismo frenetico del loro movimento paiono troppo luminosi. Poi, come le comete, in un attimo escono con la loro scia luminosa dal nostro campo visivo, lasciandoci con in mano solo qualche scatto sfocato.  
Francesca Woodman (Denver, 3 aprile 1958 – New York, 19 gennaio 1981) fotografa americana con un’anima e una storia indissolubilmente legata all’Italia, oggi appartiene all’olimpo delle fotografe del ‘900, celebrata con mostre in giro per il mondo, ma mentre la sua luce bruciava in vita probabilmente non è stata capita e messa a fuoco, contribuendo a minare un’anima incerta e portandola fino al gesto estremo a soli 22 anni. Raccontare Francesca Woodman oggi significa non solo parlare della sua fotografia, ma anche riscoprire quel legame intenso e delicato con l’Italia, così presente nel suo immaginario da trasformarsi in struttura invisibile delle sue opere. Un ritorno, in fondo, alle origini di una giovane artista che ha saputo rendere eterno il transitorio, luminoso il fugace. 

L’infanzia di Francesca Woodman e il rapporto con l’Italia 

Francesca Woodman nacque a Denver, Colorado, il 3 aprile 1958, in una famiglia di artisti. Il padre George era pittore e insegnante; la madre Betty ceramista di origini ebraiche. Il fratello maggiore, Charles, divenne professore associato di arte elettronica. Fin dall’infanzia, Francesca fu immersa in un ambiente creativo, dove la pratica dell’arte era parte integrante della vita quotidiana. Tra il 1963 e il 1971 frequentò la scuola pubblica a Boulder, in Colorado, fatta eccezione per il secondo anno di scuola elementare che svolse a Firenze, dove imparò a leggere e scrivere in italiano e prese anche lezioni di pianoforte. I genitori, profondamente legati all’Italia, avevano acquistato una proprietà rurale ad Antella, sulle colline nei pressi di Firenze, dove la famiglia trascorse numerose estati. Questo contesto contribuì in modo significativo alla formazione artistica e culturale di Francesca che visitava musei e si esercitava copiando opere d’arte fin da bambina. 

Francesca Woodman, self deceit, Rome, Italy, 1977-1978, Courtesy 2024, Woodman family foundation
Francesca Woodman, self deceit, Rome, Italy, 1977-1978, Courtesy 2024, Woodman family foundation

L’approccio alla fotografia di Francesca Woodman negli anni di studio in Massachusetts 

Nel 1972 si trasferì a Andover, Massachusetts, per frequentare l’Abbot Academy, dove cominciò a praticare la fotografia come forma artistica, influenzata dalla docente Wendy Snyder MacNeil. L’anno successivo l’istituto si fuse con la Phillips Academy. Dopo un breve ritorno a Boulder, dove si diplomò alla Boulder High School nel 1975, Francesca si iscrisse alla Rhode Island School of Design (RISD) a Providence, un’istituzione accademica prestigiosa nel campo delle arti visive. 

Durante gli anni al RISD, Woodman sviluppò una poetica visiva riconoscibile e radicale, centrata sul corpo femminile, spesso il proprio, inserito in spazi intimi o abbandonati. Usava esposizioni lunghe, doppie esposizioni e altri espedienti tecnici che le consentivano di intervenire direttamente nel processo fotografico. Le sue immagini, prevalentemente in bianco e nero, sono popolate da oggetti ricorrenti come specchi, guanti, fiori, vetri, tende, elementi architettonici. In molte fotografie compaiono anche la sua amica fotografa Sloan Rankin Keck e il compagno Benjamin Moore. 

L’esperienza romana di Francesca Woodman e la sua prima personale in Europa 

Tra il 1977 e il 1978, Woodman trascorse un anno a Roma grazie a un programma di studio del RISD. Parlando fluentemente italiano, riuscì a inserirsi facilmente nell’ambiente culturale e artistico romano, stringendo amicizie con artisti e intellettuali locali. Frequentò corsi di storia dell’arte e scoprì la Libreria Maldoror, specializzata in avanguardie storiche come il surrealismo e il futurismo. Proprio in questo luogo espose, nel marzo 1978, la sua prima mostra personale in Europa. Durante il soggiorno romano, realizzò anche una serie di scatti in una fabbrica di pasta dismessa in via degli Ausoni, utilizzata come spazio espositivo e performativo. 

Francesca Woodman a New York 

Concluso l’anno accademico in Italia, tornò negli Stati Uniti per laurearsi al RISD alla fine del 1978. Nel 1979 si trasferì a New York, dove visse nel quartiere dell’East Village e cercò di affermarsi nel mondo della fotografia professionale. Lavorò come assistente, modella e segretaria, inviando portfolio a riviste di moda e a fotografi affermati, senza però ottenere riscontri significativi. Nel luglio 1980 partecipò come artista in residenza alla MacDowell Colony, nel New Hampshire. In questo periodo realizzò una serie di fotografie in cui il corpo femminile si fonde con elementi naturali e simbolici. Tuttavia, tra la fine del 1980 e l’inizio del 1981, Francesca cadde in una grave depressione, aggravata dal rifiuto della sua candidatura a una borsa della National Endowment for the Arts e dalla fine della relazione sentimentale. Dopo un primo tentativo di suicidio in autunno, tornò a vivere con i genitori a Manhattan. 

Francesca Woodman, 1976, Courtesy Woodman-family foundation, 2011, dettaglio
Francesca Woodman, 1976, Courtesy Woodman-family foundation, 2011, dettaglio

Il tragico epilogo di una fragile esistenza 

Il 19 gennaio 1981, a soli 22 anni, Francesca Woodman si tolse la vita gettandosi dalla finestra del suo appartamento a New York. La sua morte precoce ha alimentato numerose letture postume del suo lavoro, spesso interpretato alla luce della fragilità, della sparizione e della transitorietà del corpo. 

Il corpo, lo spazio, gli oggetti nella poetica di Francesca Woodman 

Come molte artiste della Femminist Avant-Garde degli Anni Settanta, Woodman utilizzava il proprio corpo nudo come mezzo espressivo, che come rispondeva se interrogata sul perché lo facesse “è questione di comodità, dato che sono sempre disponibile”. Il corpo diventa così uno strumento concettuale, un mezzo per esplorare lo spazio, il tempo e l’identità. Nei suoi scatti, spesso realizzati in spazi dismessi, l’artista adoperava oggetti comuni come guanti, specchi, vetro, fiori, maschere, farina, meloni o spirali, trattandoli come elementi formali e poetici. Una delle sue frasi annotate in un diario recita: “Il vetro definisce bene lo spazio perché ne delinea la forma e rivela cosa c’è dentro”. Anche l’architettura diventava oggetto di sovversione. Woodman alterava i parametri spaziali convenzionali: inclinava pavimenti, sollevava porte, modificava la percezione della prospettiva. Nel 1980 realizza Some Disordered Interior Geometries, un libro d’artista in cui interviene su un manuale di geometria euclidea con collage fotografici. Un lavoro che sintetizza il suo interesse per la disarticolazione delle regole, visive e strutturali. 

L’influenza dell’arte classica in Francesca Woodman 

Durante la sua infanzia e adolescenza in Italia, Francesca Woodman stabilì un rapporto profondo con l’arte classica e rinascimentale, alimentato da visite museali e da un’abitudine precoce a copiare opere dei maestri antichi. Come riportato in mostra, da bambina si sedeva per terra nei musei fiorentini a disegnare copie degli Old Masters, e un’amica italiana ricordava come “conoscesse tutti i pittori del XVI Secolo”. Questi riferimenti visivi continuarono a emergere nel suo lavoro fotografico anche in età adulta; in particolare, durante il soggiorno a Roma, tra il 1977 e il 1978, dove approfondì lo studio della storia dell’arte e realizzò una serie di immagini in aperto dialogo con la tradizione figurativa europea. In una fotografia di quel periodo si riconosce un riferimento al Giudizio Universale di Michelangelo, mentre altre composizioni evocano icone come l’Ecce Homo, la figura di Cleopatra o la posa del Cristo crocifisso. Elementi della mitologia classica, della pittura religiosa e della ritrattistica rinascimentale riemergono nel suo lavoro come citazioni visive trasformate, talvolta rovesciate o rifratte attraverso il corpo femminile. Questo repertorio iconografico, assorbito nei suoi anni italiani, diventa per Woodman un vocabolario da decostruire e reinterpretare in chiave personale, poetica e radicalmente contemporanea. 

La mostra di Francesca Woodman all’Albertina di Vienna 

Dopo la sua scomparsa, l’opera di Woodman ha ottenuto un crescente riconoscimento internazionale. Il suo archivio fotografico comprende circa 800 immagini, oltre a diari e libri d’artista. Il suo stile personale, vicino per sensibilità al surrealismo, ha influenzato profondamente la fotografia contemporanea, pur mantenendo una cifra unica e irripetibile. Il legame con l’Italia – attraverso la lingua, il paesaggio, i riferimenti artistici – rimane un elemento fondamentale per comprendere la costruzione del suo sguardo e la sua eccezionale maturità espressiva. 

Una mostra oltre i soliti cliché

Era focalizzata sull’energia creativa e sulla padronanza tecnica dimostrata fin dagli esordi la mostra Francesca Woodman: Works from the VERBUND Collection, la prima esposizione museale a lei dedica in Austria, all’Albertina di Vienna e da poco conclusa. Una rassegna a cura di Gabriele Schor che, con 82 opere, di cui 20 stampe originali sviluppate dall’artista, provenienti dalla viennese Verbund Collection, la più vasta al di fuori dell’archivio di famiglia, ha voluto distaccarsi da una lettura retrospettiva e tragica dell’opera di Woodman per metterne in luce, come affermato dalla curatrice, “la capacità di mettere in scena il corpo femminile nello spazio in modo virtuoso e unico, sin dalle prime opere”. Aspetto messo in risalto dall’allestimento che ha posto particolare enfasi sull’uso di oggetti e materiali come strumenti concettuali; sulla costruzione poetica dell’immagine e sulla relazione ambigua tra presenza e assenza del corpo. La mostra, che comprendeva anche una sezione dedicata ai suoi libri d’artista, ha contribuito a rafforzare il profilo dell’Albertina come uno dei principali centri internazionali per la fotografia, con un interesse dichiarato per le artiste donne. 

Federico Bellanca 

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L’articolo "Francesca Woodman. Storia di una cometa che attraversò i cieli italiani " è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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