Francesco era un uomo che andava oltre le superficiali categorie occidentali

  • Postato il 29 aprile 2025
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di Stefania Rotondo

Sopra le centinaia di migliaia di teste assiepate a San Pietro si sente solo il garrito dei gabbiani. È una marea umana che si stringe silenziosa per l’ultimo saluto non solo al Papa, ma all’uomo Francesco. Fedeli ma anche non fedeli, perché come ha scritto di recente Francesco Antonio Grana, “Francesco era un Papa molto più amato al di fuori della stretta geografia cattolica che al suo interno”. Uno striscione tra la gente lo saluta: “Addio Francesco, oggi il popolo tutto ti piange”. Il suo è un popolo, che indipendentemente dalla fede, crede oggi più che mai al cambiamento e alla pace.

Il Cardinale Giovanni Battista Re, il decano del collegio cardinalizio, inizia l’omelia. Cita un passo del Vangelo: ”Pietro, pasci le mie pecore! Questo sarà il tuo compito, un servizio di amore sulla scia del Maestro, che non era venuto per farsi servire, ma per servire”. Mette subito in chiaro le cose il decano Re, parlando di un uomo che veniva ‘dalla fine del mondo’ e che fin dai suoi primi passi come superiore provinciale dei gesuiti in un’Argentina torturata dalla dittatura militare ha messo a disposizione se stesso e che ha fatto del dialogo tra le parti il suo mantra.

Francesco iniziò e continuò il suo pontificato nel paradosso: i suoi numerosi detrattori, nell’occidente che oggi tanto ama il dogmatismo e che si basa su un’informazione semplificata al massimo senza critica, lo accusavano di essere contemporaneamente un pericoloso fascista e comunista. Ma questo è il rischio a cui un uomo che crede nella morte della cultura occidentale, per secoli guida dell’umanità, e stritolata dalla triade capitalismo-tecnica-denaro, va incontro oggi nella società binaria che crede che in nome della democrazia e del neo-liberismo, o sei ‘filo’ o sei ‘anti’.

“Ha sempre cercato di illuminare con il Vangelo le sfide della globalizzazione, coinvolgendo anche le persone lontane dalla Chiesa”, prosegue il decano. Sì, il pontificato di Francesco è stato politico, o per meglio dire geopolitico, nazionalcattolico, anti illuminista, anti laico, anti liberista, per una Chiesa non più tanto universale quanto globalizzata, non nel senso dell’economia ma della sostanza, che tendesse la mano al sud del mondo, unita contro un nemico in comune: l’Occidente scristianizzato, baluardo dei consumi e della tecnica. Risultano fisiologiche dunque le sue contrapposizioni all’imperialismo Usa, al capitalismo, alla cieca economia di mercato, alla civiltà occidentale rea di essere nata dalla riforma protestante.

“Per Francesco la Chiesa era un ospedale da campo”, prosegue il diacono Re, ricordando a una San Pietro che applaude commossa, i suoi 47 faticosi viaggi apostolici nei quali ha allungato la mano ai dannati della Terra. Perché Francesco era un po’ più complesso da essere un semplice fascista o comunista. Era un uomo oltre le superficiali categorie occidentali. Non era affatto un rivoluzionario, ma percorreva con ostinata semplicità la ‘cultura dello scarto’ del Maestro, che predicò l’equilibrio tra tradizione e novità, tra giustizia e misericordia, ‘una terza via’ del vivere spirituale e sociale.

Questo è stato l’ultimo testamento ‘spirituale’ di Francesco: “Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile! Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire”. E quando Re parla di pace, tanto evocata da Francesco, lo fa guardando in faccia ‘i potenti del mondo’ che, al lato del feretro, paiono per la prima volta senza voce rispetto agli applausi del popolo di Francesco che pensa ‘che per dialogare bisogna abbassare le difese e aprire le porte”.

Quello di Re è stato un messaggio al Conclave, all’interno del quale il clero americano chiede di schierarsi con Trump, con le destre e con la loro visione di mondo. Mentre il feretro di Francesco si avvia per le strade di Roma verso la sua ultima dimora, in Basilica due sedie vengono predisposte per un tête-à-tête non programmato tra Zelensky e Trump.

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Il Fatto Quotidiano

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