Il magazzino che vale oro: la scommessa del destocking per dare ossigeno alle piccole imprese

  • Postato il 1 novembre 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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In un momento in cui le piccole e medie imprese italiane faticano a ottenere credito, il magazzino diventa uno strumento che può trasformarsi da zavorra in risorsa. Il recente rapporto della Banca d’Italia segnala che nel secondo semestre del 2024 i prestiti alle imprese italiane sono continuati a diminuire, e per le Pmisi sono registrati nuovi prestiti a breve termine in calo del 2,7% e quelli a medio-lungo termine in diminuzione del 3,5%. In questo contesto, accedere a linee di credito che finanzino il capitale circolante (la liquidità necessaria alla gestione ordinaria di una impresa) è sempre più difficile, nonostante il sistema bancario mantenga una solidità patrimoniale elevata.

È in questa cornice che emerge la possibilità del destocking, un’operazione finanziaria che consente di trasformare il magazzino in liquidità prima ancora che la merce venga venduta. In pratica, l’impresa conferisce il valore economico del proprio stock a una Spv, Special Purpose Vehicle (letteralmente “società veicolo per uno scopo specifico”) che anticipa una somma di denaro in cambio della monetizzazione futura della merce. Non è un prestito tradizionale, ma una “leva” sul magazzino, nel senso che la liquidità ottenuta non nasce da un debito bancario, ma dalla valorizzazione di un attivo esistente, cioè del magazzino dell’impresa.

Il meccanismo inizia con la valutazione del magazzino: un perito o una società indipendente analizza quantità, qualità, rotazione e potenziale vendibilità della merce e stabilisce un valore realisticamente realizzabile. Su questa base la Spv decide l’anticipo, che normalmente non copre il cento per cento del valore stimato, bensì una percentuale prudente – tipicamente intorno al 60-70%. Questo “scarto” serve a tutelare chi anticipa la liquidità dal rischio che parte della merce resti invenduta o si svaluti.

La raccolta dei fondi da parte della Spv avviene mediante l’emissione di titoli: la Spv trasforma il valore del magazzino in strumenti finanziari acquistati da investitori che anticipano il capitale, in cambio di un rendimento futuro. È il concetto di cartolarizzazione (che non sempre è una parolaccia): un’attività reale – il magazzino – diventa base per un’operazione finanziaria complessa, ma alla portata anche di Pmi che abbiano la merce giusta.

Il vantaggio per l’imprenditore è immediato: liquidità oggi senza necessariamente dover richiedere nuovi mutui bancari o offrire garanzie personali. Tuttavia, è fondamentale che il magazzino contenga beni che si muovono, che abbiano mercato, che non siano semplicemente fermi in attesa del “quando”. Perché se la merce è obsoleta o la domanda incerta, l’applicazione della leva diventa rischiosa e poco conveniente.

Serve inoltre prestare attenzione alla questione contabile: spesso si sente dire che il destocking “non pesa sul bilancio” o che “non è un debito”. La verità è più articolata: se la cessione del magazzino è definitiva (pro soluto) e l’impresa non mantiene rischi né benefici legati ai beni, allora l’operazione può restare fuori bilancio. Ma se l’imprenditore continua a gestire la merce, a garantire il valore o resta obbligato a riacquistarla, allora la struttura assume natura di finanziamento – e incide su leverage, rapporti di indebitamento e Dscr.

Tenendo presente la rigidità dell’offerta di credito nel panorama attuale – le politiche bancarie restano prudenti e la domanda di prestiti per investimento è contenuta – il destocking diventa non solo un’opportunità, ma una discriminante: chi vede il proprio magazzino come una risorsa anziché un impedimento può aprire una porta verso nuova liquidità.

In fondo, è tutto lì: la fiducia che ciò che si produce abbia davvero un mercato. È un’operazione che richiede visione imprenditoriale, non solo contabile. Non serve svendere la merce, ma sapere che la merce ha valore e che quel valore può essere monetizzato oggi.

In un paese dove le Pmi rappresentano la spina dorsale dell’economia e l’accesso al credito resta una battaglia quotidiana, guardare dentro il capannone con occhi diversi può fare la differenza.

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Il Fatto Quotidiano

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