L’enigmatico John Baldessari in mostra a Venezia
- Postato il 24 agosto 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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La grande retrospettiva di John Baldessari (National City, 1931 – Los Angeles, 2020) alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, ci conduce per mano in un viaggio interiore di messa in discussione dei nostri mezzi cognitivi.
Il desiderio di contestazione di John Baldessari
Le opere fotografiche, video e installazioni che costituiscono l’esposizione rappresentano una miscellanea dei lavori dell’autore a partire dalla fine degli Anni Sessanta, spesso in forma di tecnica mista insieme ad altri elementi, che la decontestualizzano e le conferiscono un aspetto straniante, in combinazioni che sovente generano un sentimento di spaesamento. Emblematicamente, ad inizio del percorso, è posta l’opera che consta sia di foto che di oggetti, risultanti da una performance del 1970, intitolata Cremation Project: in essa Baldessari distrugge, bruciandoli, molti dipinti realizzati negli anni precedenti. Di questo stesso segno il video I will not make any more boring art, in cui scrive ripetutamente la frase, fino alla fine della registrazione, a significare l’inizio dell’abbandono dell’arte tradizionale a favore del procedimento concettuale.






John Baldessari: l’oggetto e l’interrogativo magrittiano
Tutti gli elaborati esposti sono una selezione da serie caratterizzate da titoli e temi specifici, nelle quali fra le componenti protagoniste figura innanzitutto un’ironia dissacrante e bonaria, che prende in esame principalmente la nostra continua ricerca di senso, del voler necessariamente riportare un dato oggetto in rapporto alla sua definizione, come nella celebre opera Ceci n’est pas une pipe (1929), del surrealista belga René Magritte. Particolarmente significativa a questo proposito la serie Blasted Allegories, in cui fotogrammi televisivi scattati a caso, vngono ricoperti da scritte colorate, e collegati da frecce e altri elementi grafici: con ciò l’artista intende anche suggerirci che semplici abbinamenti a prima vista incoerenti, possono essere fonte di innumerevoli nuove idee e ispirazioni.
Spazio mentale e spazio del vissuto nelle opere di John Baldessari
Lo spettatore è chiamato a divenire parte attiva del processo creativo, in primo luogo impegnandosi a capire cosa abbia voluto significare l’artefice, spostando adeguatamente i propri parametri di giudizio su presupposti non convenzionali. Seguendo allo stesso tempo la successione incalzante delle immagini che produce dinamismo cinetico e immedesimandosi nell’azione. Pertanto, è presa in esame non solamente la relazione comunicativa e percettiva fra oggetto ritratto, autore e osservatore, presente attuale e passato rappresentato, quanto anche quella fra spazio dell’opera e spazio riprodotto, e il disporsi in esso, il modo di viverlo. Numerosissimi sono gli spunti di riflessione, in un allestimento apparentemente eterogeneo, ma che lascia emergere nella visita l’enorme potenza del messaggio e della suggestione della poetica di Baldessari.
Maria Palladino
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