L’errore come forma di rappresentazione. Esther Stocker in mostra nelle campagne di Lucca
- Postato il 22 luglio 2025
- Arte Contemporanea
- Di Artribune
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L’eloquenza delle forme minimaliste veicola molto spesso un messaggio avanguardista, di rottura, poiché l’epurazione formale è un atto gravoso e persino doloroso, che si libera solo nel momento della fruizione: ecco perché ancora oggi persiste una grande accoglienza verso opere artistiche vicine al linguaggio geometrico e informale, in quanto pervade la potenza intrinseca della sintesi visiva, dovuta, certamente, al percorso storico affrontato da artisti e creativi per concentrare nella loro essenza forme naturali (Mondrian), concetti (Duchamp, Munari), l’abitare lo spazio (Le Corbusier) e persino lo scolpire (Brancusi e Robert Morris), fino a liberare la percezione e “sdoganare” un appagamento intellettuale tra visione e appartenenza.
La mostra di Esther Stocker alla Tenuta dello Scompiglio
Di questo intimo potenziale è ben consapevole Esther Stocker (Silandro, 1974), artista di origine altoatesina ed operante a Vienna, in mostra presso la Tenuta dello Scompiglio, a Vorno (frazione di Capannori, Lucca). La sua ricerca, essenziale pure nella cromia, viene spesso declinata allo spazio circostante, estendendo il medium pittorico da proposta visiva a esperienza immersiva, senza negare l’origine (il quadro) e senza celare la struttura volumetrica (il limen). Analisi dell’errore, titolo della mostra a cura di Angel Moya Garcia, denuncia il modus operandi proprio del lavoro di Stocker, suggerendo, come chiave di lettura, quella necessaria rottura dell’ordine prestabilito (come già osservato, fondamento che sta alla base delle scelte formali minimaliste) per dare equilibrio e sostanza, nonché condivisione delle parti tra artista-opera-pubblico.








Le opere di Esther Stocker
Nelle corde di Stocker si presenta spesso una dinamicità ottenuta dalla reiterazione della forma primigenia; il quadrato, in svariati lavori, diventa Uno e Multiplo, dando ritmo e sviluppando antropologicamente il confronto tra individuo e alterità. Emerge dalla purezza formale, dunque, un riguardo sociale e filosofico dell’arte della Stocker che ben si può osservare nelle installazioni pubbliche: su tutte, l’opera SQUARE UNIVERSE del 2019, in dialogo con l’architettura post-industriale situata sulla darsena del fiume Huangpu, oppure si veda anche la recente Prospettiva Comune, 2024, che copre interamente un atrio di una stazione della metropolitana di Roma. Entrambe le installazioni si proiettano su luoghi affollati, dinamici, dove il quadrato nero (ricorrente citazione sia per Malevič, sia per Munari), specchio ideale di un’umanità di passaggio, riflette archetipi abitativi e spiritualità.
Non di meno, anche la mostra presso la Tenuta dello Scompiglio va letta come rappresentazione della condizione umana, con una marcatura verso una sua caratteristica sostanziale: il suo errare.
Il focus sulla percezione e i suoi errori
Nell’operato della Stocker, l’accordo tra l’arte e lo spazio non è mai impari, bensì adeguato al contesto ed alla presenza umana. La grandezza dell’elaborato non può essere percepita come un’intenzione magniloquente, perché, semplicemente, l’opera si predispone alla struttura, come se emergesse da essa in una sovrapposizione dimensionale. Le masse accartocciate o le linee parietali non impediscono l’esperienza diretta, non respingono, anzi esaltano il circostante (per contrasto) oppure quantificano la volumetria (per demarcazione): in ogni caso, è sulla percezione che l’artista invita a prestare attenzione, sia visiva sia sociale. L’errore, dunque, è al contempo un fraintendimento oculare per i leggeri sfasamenti del continuum lineare, che un riflesso dell’umanità stessa. Il de-formare, attitudine che affonda le radici in un terreno romantico, era (lo è ancora?) sinonimo di bellezza, proprio in quanto eccezione all’ordine, fuga dal movimento e licenza poetica. Non che la Stocker intenda comunicar bellezza, pur tuttavia concede un momento di coscienza viva nel peregrinare umano, storicamente e artisticamente parlando, ricorda per induzione il perché siamo portati a migrare, perché lasciamo tracce sul nostro passaggio e perché commettiamo errori: perché abbiamo la possibilità di farlo. La potenzialità, o possanza come scriveva Vasari, sviluppa una crescita solo attraverso gli incidenti di percorso, solo così si libera e si diffonde, al pari di un lavoro artistico che di un vissuto.
Luca Sposato
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