Napoli campione, perché c’è anche un ritorno sociale per la città

  • Postato il 2 giugno 2025
  • Blog
  • Di Il Fatto Quotidiano
  • 2 Visualizzazioni

Il calcio è un acceleratore sociale. Non è solo sport, non è solo spettacolo, e non è nemmeno solo economia. È una piattaforma di trasformazione collettiva, capace di accendere intere comunità, modificare comportamenti, unire territori frammentati. Quando una squadra vince, non vincono solo gli undici in campo: vince un’identità, una storia, una città. E quel risultato produce effetti reali, concreti, misurabili. Anche se non si vedono nei bilanci, si vedono – e si sentono – nella vita quotidiana delle persone.

Nel caso del Napoli, campione d’Italia per la quarta volta nella stagione 2024-2025, tutto questo ha preso forma in numeri che parlano chiaro. Lo ha dimostrato uno studio elaborato da Open Economics, che ha calcolato il cosiddetto SROI, acronimo di Social Return On Investment. Si tratta di uno strumento internazionale, utilizzato per misurare il valore sociale generato da un investimento economico. E nel caso del Napoli, il risultato è sorprendente: per ogni euro speso, sono tornati oltre quattro euro in valore sociale.

Il club ha investito 305 milioni di euro tra stipendi, cartellini, staff e gestione. In cambio, l’impatto complessivo sulla società è stato quantificato in 1 miliardo e 261 milioni di euro, con un beneficio netto di 956 milioni. Questo significa che lo scudetto non è stato solo una vittoria sportiva, ma un evento con un ritorno economico-sociale su larga scala.

È importante chiarire che qui non si parla di fatturato o incassi. I “ritorni sociali” sono altro: sono benessere psicologico diffuso, miglioramento della qualità della vita, ispirazione per i giovani, rafforzamento del senso di comunità. Tutti effetti misurabili, che producono vantaggi veri: bambini che iniziano a praticare sport, famiglie che si ritrovano insieme davanti alla TV o allo stadio, quartieri che si riscoprono uniti sotto lo stesso colore. Persone che stanno meglio, vivono meglio e si sentono parte di qualcosa.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, solo il 3,45% dell’impatto è legato al turismo. Il grosso del beneficio deriva da due voci fondamentali: il 56,45% riguarda il benessere dei tifosi, fatto di appartenenza, emozione, identità; il 40% arriva dalla pratica sportiva, con più ragazzi coinvolti, più attività fisica, più prevenzione e più educazione.
È una lezione importante anche per chi amministra città e territori: lo sport, se guidato con visione e responsabilità, può essere un volano sociale straordinario. Il calcio non va trattato come un intrattenimento da weekend, ma come un infrastruttura strategica, capace di generare valore umano, relazionale, culturale.

Il Napoli, con questo quarto scudetto, non ha solo vinto. Ha costruito un caso esemplare di come una squadra possa trasformarsi in bene comune, e la passione in politica pubblica, con impatti che vanno molto oltre il campo da gioco. Non è populismo. È finanza sociale. E questa volta, è anche azzurra.

L'articolo Napoli campione, perché c’è anche un ritorno sociale per la città proviene da Il Fatto Quotidiano.

Autore
Il Fatto Quotidiano

Potrebbero anche piacerti