Non sopportiamo chi è competente: Francesca Albanese ha ridato un primato ad un paese sventurato
- Postato il 15 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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L’accanimento – indecente – di parte della stampa e di personalità politico culturali nei confronti di Francesca Albanese mette in luce un grave problema: non sopportiamo chi è competente. Non c’è altra spiegazione per contestualizzare giudizi che tali non sono perché non esprimono una idea, ma solo un insulto.
A Firenze, qualche giorno fa, Matteo Salvini, diplomato per grazia di Dio, redarguiva come un bullo dal palco Albanese che “ha detto che non è una pace giusta”. E, continuava, “sottovoce: prendi una barchetta a Livorno, fai una Flotilla personale ma non rompere i cog****i” chiudeva il poeta, non sapendo argomentare. Ma la motivazione è chiara: Salvini non ha competenze, non sa di cosa parla. Come non lo sa la stragrande maggioranza di personaggi che affollano il palco televisivo, chiamati a commentare le elezioni a Gatteo a Mare o la guerra a Gaza: come se fosse tutto interscambiabile.
In questa pochezza culturale, a cui il governo e la classe culturale ci ha abituati, Albanese sembra un’aliena perché argomenta, spiega, conosce la storia. Ma questo dà fastidio. Sapere vuol dire che “se la tira un po’ e risulta antipatica”, come ha commentato Giovanni Floris ridacchiando con Gramellini. Ma la spada di Damocle la poggia al collo Augias che, intervistato proprio da Floris, dice: “se ne poteva fare a meno, posso dirlo?”. Non si capisce se di Francesca Albanese, giurista, studi a Pisa, Master alla SOAS e dottorato ad Amsterdam, dia ancor più fastidio perché è una donna o perché sa contestualizzare, non rimanendo superficiale. Qualcuno, come Fabrizio Roncone, dal Corriere di qualche giorno fa la descrive come “la signora dei Pro Pal”: “i capelli argentati, gli occhiali modaioli, una studiata eleganza radical chic sui toni pastello”. Ma a noi, Roncone, di come si veste Albanese cosa ci interessa? Il colore degli occhiali ha una relazione con quello che dice? Sono solo commenti sciatti, fatti per far male: non hanno una spiegazione logica, se non il livore.
Ad aggiungersi, come ciliegina finale, c’è poi il commento di Giorgia Meloni, anche lei a Firenze, che ci tiene a precisare: “dobbiamo ringraziare Trump. Hamas non firma la pace per Landini, né Albanese che insulta Segre”. Invece, cara Giorgia: Albanese ha ridato un primato ad un paese sventurato, incapace di trovare l’indignazione. Siamo stati quelli che si sono mossi di più per la Palestina – lo dicono anche i gazawi che mandano video di ringraziamento al popolo (non a Tajani). E abbiamo una italiana che, per una volta, lotta per la libertà. Ma non si chiama Giorgia.
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