Perché serve una riforma strutturale per sostenere i genitori separati

  • Postato il 10 maggio 2025
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di Jakub Stanislaw Golebiewski*

In un Paese come l’Italia, che si vanta di avere la famiglia al centro della sua identità culturale, le politiche a sostegno delle famiglie e dei genitori separati raccontano purtroppo una storia molto diversa: una storia fatta di ritardi, disuguaglianze e abbandono istituzionale. Mentre la società si trasforma e il modello tradizionale familiare lascia spazio a nuove forme di genitorialità, chi siede sullo scranno delle decisioni resta ancorato a schemi superati, incapace di riconoscere e affrontare le reali necessità di milioni di cittadini.

Emblematico è il caso del cosiddetto “Bonus Genitori Separati”, introdotto nel 2021 per sopperire al mancato versamento degli assegni di mantenimento durante la pandemia. La misura avrebbe dovuto essere tempestiva e salvifica, ma si è trasformata in un’operazione farraginosa e lenta. I fondi, pari a dieci milioni di euro, sono rimasti bloccati per anni. Solo nel marzo 2025 l’Inps ha dato avvio ai pagamenti, accogliendo 4.428 domande su 6.428 presentate. Più di 2.000 genitori sono stati esclusi per motivi burocratici o per la rigidità dei requisiti. In concreto, migliaia di famiglie in difficoltà hanno ricevuto aiuti troppo tardi, quando i danni economici e psicologici erano ormai consolidati.

A peggiorare il quadro c’è la cronica disapplicazione della legge 54 del 2006, che prevede l’affido condiviso come principio guida nei casi di separazione. Secondo i dati Istat sul periodo 2011-2021, in Italia ci sono 3.822.469 nuclei monogenitoriali, e nella stragrande maggioranza dei casi – il 77,6% – si tratta di madri sole che vivono con i propri figli. Questa realtà conferma che, nonostante il principio della bigenitorialità previsto dalla legge, nella pratica i figli di genitori separati continuano a crescere con un solo genitore, con gravi ricadute affettive ed economiche per il genitore escluso, spesso il padre.

In un tempo in cui il nuovo pontefice, Leone XIV, agostiniano e primo papa americano della storia, parla con forza di “giustizia relazionale” e invoca un’umanità più equa e pacifica nei rapporti familiari, l’Italia mostra l’incapacità di garantire il diritto alla bigenitorialità. Il problema si amplifica se si guarda al lavoro e al reddito. I dati Istat parlano chiaro: in Italia solo il 56,1% delle madri con due figli piccoli ha un’occupazione, contro il 90,8% dei padri. Nel Sud la situazione è drammatica: le mamme lavoratrici con figli scendono al 35,3%. Questa forbice si riflette inevitabilmente sul benessere economico delle famiglie, sulle disparità nella gestione dei figli e sulla possibilità stessa di uscire da situazioni di fragilità. Lo stipendio medio netto mensile in Italia, secondo gli ultimi dati Inps, si attesta attorno ai 1.500 euro per i lavoratori dipendenti, ma scende nettamente sotto i 1.200 euro per chi è part-time, condizione spesso imposta alle madri per conciliare la cura dei figli.

E i padri separati? Spesso ridotti a ruoli marginali, con obblighi economici rigidissimi e diritti genitoriali frammentati, vengono sistematicamente ignorati nelle agende politiche. Si fa molta retorica sulla famiglia, ma pochissima vera politica per chi la famiglia deve mantenerla da solo. Non si tratta solo di soldi: si tratta di giustizia. Il Paese non può continuare a investire in bonus simbolici e slogan mediatici, mentre lascia soli milioni di genitori che combattono ogni giorno per non far mancare nulla ai propri figli.

Il momento di una riforma strutturale è ora. In un’Italia che ha accolto con entusiasmo un Papa che predica solidarietà, verità e presenza nella vita degli ultimi, le istituzioni civili non possono continuare a voltarsi dall’altra parte. L’affido equo, il riconoscimento reciproco tra genitori, il supporto reale al reddito familiare non sono richieste ideologiche: sono necessità civiche. La famiglia, che si tratti di una coppia unita o separata, è ancora il cuore pulsante di questo Paese. Se lo Stato continuerà a trascurarla, sarà lo Stato stesso a smettere di battere.

*Presidente Associazione Padri in Movimento

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