Quale destino per il campo largo si scriverà alla Partita del Cuore di quest’anno?

  • Postato il 9 luglio 2025
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di Giovanni Muraca

L’estate è arrivata e, con lei, anche i tormentoni di qualsiasi natura.

Tormento anche per la Partita del Cuore che si terrà a L’Aquila dove, anche quest’anno, ci aspettiamo grandi scatti fotografici, momenti iconici e i soliti richiami di un possibile ritorno del centrosinistra unito come ai tempi del buon Romano Prodi (soprattutto la carica dei 101 franchi tiratori).

Il match abruzzese passato immortalava in uno scatto la coppia Schlein-Renzi e ne faceva, per molti, un’alleanza vincente anche alle politiche. Un’esultazione dagli spalti mediatici che, a tratti, creava una sensazione di piacere, quasi orgasmica. Tornati a settembre, l’ondata si acquietò, un po’ come succede per il caldo.

Quest’anno, i cantieri per firmare il cielo politico del fantomatico “centrosinistra unito” sono stati anticipati, ma con altri protagonisti. Si parte da Genova all’assemblea di Italia Viva: la kermesse è presidiata dal suo segretario con ospite Silvia Salis, la neo sindaca eletta. Non si è perso tempo vista la situazione genovese da poco vincente per ricordare che “uniti si batte la destra” come ricorda sempre il segretario. Salis, però, con la franchezza che la caratterizza, sembra abbia voluto prenderne un po’ le distanze specificando bene una cosa che ormai è chiara a tutti: le elezioni locali e quelle politiche sono due mondi completamente diversi. In aggiunta, per non raffreddare troppo il sentiment, ha anche dichiarato: “Da atleta, credo che divisi non si vince. Bisogna dare casa all’elettorato progressista, quello che a Genova ha fatto tornare il 7% in più delle persone”. Un discorso che non fa una piega, ma al contempo desueto visti i player in campo.

La sindaca genovese la stiamo conoscendo per il suo pragmatismo che non guarda colore politico (per esempio la discussione coi sindacati per la questione del personale del teatro Carlo Felice), ma in questo scenario che ogni volta si continua a propinare c’è una cosa che omette, non proprio marginale: i candidati. Proprio per questo le avrei voluto chiedere “Perché allora ha vinto a Genova?” La coalizione, nel suo caso, non ha avuto un grosso impatto quanto la sua figura, la sua persona e la sua credibilità – senza togliere la voglia di cambiare che viaggiava tra la gente. In molti vedono Salis già come “federatrice” del centrosinistra, ma, come già successo, le consiglierei di non urlarlo troppo forte prima di bruciarsi in quest’estate del firmamento a trazione csx (glielo auguro proprio per la stima che ho attualmente nei suoi riguardi).

Quest’estate vede tuttavia anche un altro “giocatore” che è entrato nella narrazione del “federatore”. Lo ritroviamo nell’ala più “cattolica” del Pd. In silenzio, sta pian piano tentando la scalata per aggiudicarsi il trofeo tra un salotto tv e l’altro: Ernesto Maria Ruffini. Un candidato che potrebbe mettere d’accordo molti visto il suo passato, ma che incontra resistenze velate dalla parte “più a sinistra” del partito. Un uomo che potrebbe collimare anche con la parte centrista e, finalmente, fare contento il nuovo Matteo Renzi “di sinistra” se non anche il buon Carlo Calenda.

C’è qualcosa che tuttavia molti dimenticano, seppur ben volenterosi di fare buona politica: gli addetti ai lavori sono ancora riluttanti all’ascolto del proprio elettorato non “garantito”. Molti iscritti e simpatizzanti, tra una festa de l’Unità e l’altra, sono coesi sul fatto che il Pd debba prendere una direzione sempre più polarizzata e meno centrista. Se così fosse, la questione non sarebbe digerita da chi militava ne “La Margherita” e che, tuttora, anche da chi l’ha “cresciuto”, indicano come un leader non di sinistra. Proprio colui che continua a invocare l’unione.

Mentre il cdx sale nei sondaggi, aspetteremo il fischio d’inizio del match abruzzese 2025, chissà mai sia foriero di altri buoni consigli o che qualche foto diventi la stella polare che indicherà la via maestra per la narrazione estiva di quest’anno: una sorta di prêt-à-porter politico.

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Il Fatto Quotidiano

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