Tra arte, paesaggio e intelligenze artificiali. Le mostre della Luma Foundation di Arles per l’estate 2025

Nata a Zurigo nel 2004 su un’idea della collezionista Maja Hoffman, Luma Foundation sostiene e finanzia progetti artistici che vanno ad approfondire temi che segnano l’epoca contemporanea, come la sostenibilità ambientale, le questioni di genere e le nuove tecnologie. Nel 2013 Maja Hoffman ha deciso di aprire una nuova sede della Fondazione ad Arles, nel sud della Francia. Nasce così un polo d’arte contemporanea, il Parc des Ateliers, in un’area dove prima sorgevano officine ferroviarie della SNCF (i treni di stato francesi), in un processo di rigenerazione urbana che ha visto gli stabilimenti ristrutturati e adibiti a spazi espositivi. 

In totale Luma Foundation occupa 11 ettari all’interno del parco su cui impera la grande torre specchiata che porta la firma del celebre Frank Gehry. Oltre a ospitare la collezione permanente, il polo ospita diverse mostre temporanee di artisti internazionali offrendo una programmazione ampia e variegata. Ecco tutte le mostre che animeranno Luma Foundation per l’estate. 

La personale di Koo Jeong A alla Luma Foundation

Il programma espositivo si apre con LAND OF OUSSS [KANGSE], la più grande mostra dedicata all’artista sudcoreana Koo Jeong A mai realizzata in Francia. Diffusa tra la Tower di Gehry e altri spazi della Fondazione, la mostra intreccia sculture, disegni, dipinti fosforescenti e installazioni olfattive in un universo ipnotico e multisensoriale. Il neologismo “OUSSS”, creato dall’artista, diventa una parola-chiave per descrivere uno spazio mentale in costante mutazione, dove levitazione, vuoto e forze invisibili si manifestano attraverso forme rarefatte e poetiche.
Le installazioni dialogano con l’architettura monumentale di Gehry e con la storia di Arles, in un gioco di echi e riflessi. Le sculture in pietra site specific, [EVER] [VAST] (2025), si legano con la struttura sinuosa della torre (ispirata ai gruppi rocciosi delle vicine Alpilles), mentre [SEVEN STARS] (2020), una serie di dipinti luminescenti, richiama La Notte Stellata (1889) di van Gogh.

Le fotografie di David Armstrong e i paradossi di Peter Fischli protagonisti ad Arles 

A quindici anni dalla sua partecipazione alle Rencontres de la photographie, David Armstrong e il suo sguardo intimo e malinconico sono quindi protagonisti di una grande mostra alla Luma Foundation. Centinaia di ritratti animano le pareti dello spazio espositivo diventando testimonianze affettive di una generazione, di una città e di una libertà ormai lontana, offrendo una riflessione sulla memoria e sull’identità. 

Con People Planet Profit, Peter Fischli affronta poi i paradossi del capitalismo contemporaneo e della sovrapproduzione visiva. Tra video girati con il cellulare, stampe su supporti specchiati e installazioni, l’artista costruisce un’“urbanità aumentata” dove immagini, persone e valori circolano senza tregua e evidente disorientamento. Il titolo riprende ironicamente il concetto aziendale della “tripla linea di fondo” (persone, pianeta, profitto), mettendone in crisi la conciliabilità nella vita reale. 

Mitologia, religiosità e paesaggio alla Luma Foundation con Ho Tzu Nyen e Wael Shawky

Il percorso continua verso le narrazioni stratificate di Ho Tzu Nyen, tra i maggiori artisti asiatici contemporanei, con la mostra Phantom Day and Stranger Tales. Ispirandosi a fonti mitologiche, politiche e tecnologiche del Sud-Est asiatico, l’artista mette in scena installazioni video e opere che sfumano i confini tra realtà, finzione e sogno. In mostra spicca la grande installazione Phantoms of Endless Day, creata con processi di intelligenza artificiale e che rivela una cinematografia frammentata e allucinatoria che esplora nuovi modi di raccontare.

Nella Grande Halle, l’artista egiziano Wael Shawky trasforma lo spazio con I Am Hymns of the New Temples, accompagnando il pubblico in una dimensione che intreccia mito greco e religiosità mediterranea. Attraverso video, sculture in vetro e bronzo, immagini e suoni Shawky rievoca il viaggio di Gaia a Pompei, creando un ponte simbolico tra passato e presente, distruzione e rinascita.

Il paesaggio come generatore di microclimi secondo il paesaggista Bas Smets

Infine, con Climates of Landscape, il paesaggista Bas Smets firma la sua prima mostra personale ad Arles, trasformando il sito del Parc des Ateliers in un laboratorio urbano per l’ecologia del futuro. Attraverso progetti che combinano design, scienza e sostenibilità, Smets dimostra come il paesaggio possa generare microclimi, adattarsi alle crisi ambientali e offrire nuovi modelli di convivenza tra natura e architettura.Bisogna comprendere la città come una sovrapposizione di microclimi”, spiega ad Artribune Bas Smet. “Successivamente questi microclimi devono essere comparati a quelli naturali, capire la flora dell’area per farla nascere. Arles era una zona sterile, poi abbiamo capito quali tipologie di piante sarebbero potute nascere e accelerare il processo di implementazione vegetale per creare un ecosistema che va a modificare il clima”. E sulle politiche ambientali c’è necessità di intervenire? “Io penso che ci sia l’urgenza di ripensare le città, per renderle più resilienti, riuscendo così a contrastare le alte temperature, le inondazioni e salvaguardare la biodiversità della natura”, conclude Smets.

Valentina Muzi

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L’articolo "Tra arte, paesaggio e intelligenze artificiali. Le mostre della Luma Foundation di Arles per l’estate 2025" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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