Tra moda e impegno sociale: a Genova la sfilata che racconta il costo della mascolinità tossica

È una collezione di capi serigrafati con dati tratti dallo studio ISTAT Delitti, imputati e vittime dei reati e dal libro Il costo della virilità di Ginevra Bersani Franceschetti e Lucile Peytavin il progetto presentato dal duo londinese DRIFTERS (Valentina Miorandi e Sandrine Nicoletta) da Campo XS a Genova. Numeri che raccontano il peso economico, sociale e umano della violenza di genere, delle aggressioni, delle recidive penali maschili. Un conto salatissimo per la collettività: 98,78 miliardi di euro l’anno, solo in Italia.

La mostra “Made in Italy” da Campo XS a Genova

Quei numeri, normalmente confinati a rapporti tecnici e articoli specialistici, qui diventano pattern, slogan e grafiche impresse su felpe, t-shirt, vestiti e giacche, indossate non da modelli professionisti, ma da abitanti del quartiere di Via del Campo. L’occasione è data dal quarto appuntamento della rassegna biennale Campo Aperto, ospitata da Campo XS in Piazza del Campo, e coinvolge il quartiere, le sartorie, le botteghe, i passanti e chiunque voglia trasformare un capo d’abbigliamento in un manifesto: ecco Made in Italy, fino al 27 luglio 2025.

La sfilata di “Made in Italy” tra moda e impegno sociale

Il momento clou è stata la sfilata del 21 giugno 2025 che ha visto il coinvolgimento di tutta la comunità di Via del Campo e delle zone limitrofe: oltre a DJ e musicisti locali, ognuno ha potuto portare un proprio indumento da serigrafare con le grafiche di Made in Italy. Ma anche sfilare.

Il progetto nelle parole del duo londinese DRIFTERS

L’idea progettuale è nata da un’urgenza artistica e politica che da tempo attraversa la nostra ricerca: come si può rendere la statistica visibile? Come si può restituire al dato una dimensione viva, quotidiana, concreta? Quando abbiamo pensato a dove iniziare, Genova ci è sembrata il luogo perfetto per innestare questo lavoro: per la sua densità urbana e culturale, per la storia viva di via del Campo, per la presenza di Campo XS, che ci ha accolto e accompagnato in ogni fase. Da lì è nato Made in Italy: serigrafare quei dati su abiti cuciti e indossati dalla comunità, trasformando ogni corpo in un manifesto. La scelta della moda non è casuale. È uno dei linguaggi più diffusi, trasversali, porosi. Ogni abito racconta un dato, ma anche una storia: di chi lo ha cucito e di chi lo indossa”, raccontano ad Artribune Miorandi e Nicoletta.

Il processo creativo di “Made in Italy”

Non si è trattato, dunque, soltanto di una performance, ma di un vero e proprio processo collettivo. Il progetto, infatti, si è sviluppato in più fasi: dalla creazione dei capi con la collaborazione di sarti e sarte di zona, agli incontri con i residenti per coinvolgerli nella sfilata, fino alla promozione condivisa con negozi e attività locali. A mostrare la coerenza dell’intero progetto è proprio l’approccio site-specific di DRIFTERS, che ha realizzato l’intervento e quello che ne rimane insieme a chi vive il territorio.

Che cos’è “Made in Italy”

Dal 2014 abbiamo unito le nostre pratiche e come Drifters artist duo lavoriamo su progetti site-specific che nascono sempre dall’ascolto dei contesti, e dall’osservazione del quotidiano, dove la partecipazione e la relazione sono spesso la parte centrale della nostra pratica. Cerchiamo di alterare la narrazione dominante, spostare l’angolo visuale, creare interferenze poetiche e politiche. Made in Italy è tutto questo. Un progetto che cuce e scuce linguaggi, che mette in corto circuito il glamour con la denuncia, la passerella con i numeri. La scritta “Made in Italy” stampata sotto ogni reato — come una firma disturbante — è un gesto sarcastico e necessario. Perché la violenza di genere non è un’eccezione: è parte strutturale di ciò che chiamiamo normalità. E se la moda può costruire immaginari, allora può anche cambiarli”, concludono le artiste.

Caterina Angelucci 

L’articolo "Tra moda e impegno sociale: a Genova la sfilata che racconta il costo della mascolinità tossica" è apparso per la prima volta su Artribune®.

Autore
Artribune

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