Una manovra liberista che premia solo la spesa in armi. Strozzinaggio! Ma l’alternativa c’è
- Postato il 24 ottobre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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La finanziaria del governo Meloni è uguale a quelle del governo Monti o di Draghi. Il suo cardine infatti è il diligente ossequio alle regole dell’austerità europea.
Il nuovo Patto di Stabilità, sottoscritto dal governo Meloni assieme a tutto lo schieramento europeo che sostiene Ursula von der Leyen, è quello che decide davvero sul bilancio dello Stato. Il governo ha deciso di rientrare entro il famigerato, una volta fu definito stupido, vincolo del deficit pubblico massimo al 3%. Per questo bisogna tornare all’ “attivo primario” del bilancio pubblico. Cioè lo stato deve raccogliere dai cittadini con tasse e contributi più di quanto restituisca in servizi e stipendi.
Ma se c’è l’attivo, perché il bilancio pubblico resta comunque in deficit? Perché tutto quello che avanza serve a pagare alle banche gli interessi sul debito.
È la macchina di strozzinaggio economico e sociale a cui l’Italia e altri paesi si sottopongono da più di trent’anni. In questo lungo periodo il nostro bilancio pubblico è stato quasi sempre in attivo primario, con la distruzione progressiva dello stato sociale e con le paghe di fame, eppure questo rigore non ha ridotto di un centesimo il debito, che anzi è diventato sempre più grande.
Da quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 2011 indirizzò al paese e alle istituzioni un pressante appello ad accattare ogni sacrificio possibile per ridurre il debito pubblico, tutto è stato tagliato e peggiorato, dalle pensioni, alla sanità, alla scuola, agli stipendi. I sacrifici sono stati fatti, ma il debito pubblico è aumentato di oltre 1000 miliardi. Questa è la follia usuraia delle politiche di austerità: la maggioranza della popolazione fa sempre più rinunce, ma il debito continua a crescere.
Oggi questa follia, che è sempre stato il punto fermo della tecnocrazia liberal-democratica e dei governi di centrosinistra, è fatta propria con entusiasmo anche dalla destra ex sovranista. Il governo Meloni distribuisce qualche mancetta e qualche tassa qua e là, ma il suo è puro rigore liberista europeo, di cui fa propria anche la bandiera: l’età della pensione che sale ancora e si avvicina ai 68 anni.
A tutto questo si aggiunge un’aggravante: si rientra nel deficit per applicare la flessibilità di bilancio per le armi. Con una decisione di pura criminalità economica, la Ue ha infatti accompagnato il riarmo per migliaia di miliardi con la facoltà di esentare la spesa militare dal rigore di bilancio. Cioè chi rispetta il vincolo del 3% può superarlo solo se spende di più per le armi. L’austerità vale per la sanità e per la scuola, non per i cannoni e i missili. Per questo Meloni e Giorgetti accelerano nel rigore, così potranno subito investire in Leonardo e compagnia. La fedeltà alla Ue, alla Nato, agli Usa e a Israele, austerità e guerra, sono i principi guida del governo, che è apprezzato all’estero da tutte le élite ed è premiato dalle banche con la riduzione dello spread, come Monti e Draghi.
Ma qual è l’alternativa a tutto questo? Non certo il campo largo.
Certo oggi le opposizioni parlamentari contestano la finanziaria di Meloni, ma il Pd in particolare non ha alcuna credibilità nel distinguersi ora da ciò che ha sempre sostenuto e tuttora sostiene.
Il Pd in Europa sta con Ursula von der Leyen, grande alleata di Giorgia Meloni. Il patto di stabilità è stato deciso anche da Gentiloni, esponente dei riformisti del Pd. Le armi in Ucraina per il Pd sono una vera bandiera, mentre il riarmo viene criticato a parole e approvato ovunque si debba decidere davvero. Da ultimo il Pd ha votato a favore dell’acquisto di nuovi bombardieri. E anche nella condanna di Israele le posizioni del Pd sono prive di credibilità, fino a che una parte rilevante del partito si dichiara apertamente sionista.
M5S e AVS, a parole sostengono posizioni diverse dal Pd, ma poi si alleano ovunque con esso. Quanto vale per questi partiti il no ad austerità e guerra, se poi sono disposti a stare assieme a chi è un paladino della fedeltà euroatlantica e di tutto quello che essa comporta? Per questo metà degli italiani non va più a votare: perché pensa, non sbagliando, che chiunque sia al governo alla fine faccia la stessa politica, indipendentemente da ciò che afferma quando sta all’opposizione.
Il 25 ottobre al cinema Aquila di Roma si svolgerà un’assemblea aperta, convocata da Potere al Popolo, che ha lo scopo di incontrare e unire tutte le forze sociali e politiche che non vogliono più farsi rappresentare da un sistema di alternanze politiche che non cambia mai nulla.
Le tante persone che si sono ribellate al genocidio a Gaza e che hanno scioperato e manifestato per la Palestina, hanno espresso una richiesta di cambiamento radicale che chi proclama la fedeltà alla Ue, alla Nato e agli Usa non potrà mai accogliere. Sappiamo che le lotte sociali e civili non si trasferiscono mai automaticamente nel sistema politico, però non possiamo più accettare che il Parlamento e le istituzioni ignorino che la maggioranza della popolazione è contraria ad inviare armi in Ucraina, vorrebbe sanzioni contro Israele, rifiuta il riarmo. Questo distrugge la democrazia. È necessaria una vera alternativa alle politiche bipartisan di austerità e guerra. Con l’assemblea del 25 ottobre a Roma cominciamo a costruirla.
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