Sarah Kirsch, ‘Quel giorno’, allora nella Ddr (Traduzione di Gino Chiellino)
- Postato il 23 maggio 2025
- Blog
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
.png)
Sarah Kirsch (1935-2013), cresciuta nella Germania dell’Est, partecipa attivamente alla vita culturale di Berlino, capitale della Ddr, fino al 1976, quando sottoscrive la protesta contro l’espatrio imposto al cantautore Wolf Biermann e, come tanti altri scrittori e intellettuali, viene esclusa dal partito e da tutte le attività culturali della Ddr. L’anno seguente si traferisce a Berlino Ovest e poi nel nord della Repubblica Federale tedesca, dove le sue raccolte vengono subito onorate con premi letterari di alto livello.
La poesia di Sarah Kirsch, lontana dai canoni della letteratura ufficiale della Ddr, rappresenta, ma certamente non da sola, il superamento dell’idea di una natura, concepita dal romanticismo come spettacolo stupefacente e pericoloso allo stesso tempo, ma anche della Naturlyrik più tradizionale, come espressione armoniosa di energie positive. Per Sarah Kirsch la natura è lo spazio, da quello più ampio di Corsa II a quello più ristretto di Un contadino, in cui agisce l’io lirico, ed è il flusso del tempo che si compone di accadimenti personali come in Gli specchi e La notte allunga le dita, collettivi e sovranazionali come in Quel giorno. La lingua delle raccolte è sobria, esente da calchi e simboli politicizzanti, ma anche lontana dalle vuote velleità estetiche di tanta poesia tedesca di fine millennio.
G. C.
Fahrt II
1
Aber am liebsten fahre ich Eisenbahn
durch mein kleines wärmendes Land
in allen Jahreszeiten; der Winter
wirft Hasenspuren vergessne Kohlplantagen
durchs Fenster, ich sehe die Säume der kahlen Bäume
zarte Linie ums Geäst sie fahren heran
drehen sich verlassen mich wieder
2
Im Frühjahr schreitet der Fasan vorbei
seine goldenen Löwenzahnfedern
machen ihn kostbar ich fürchte für ihn
schon ist er verschwunden, zerbrochene Erde
liegt schamlos am Bahndamm aber
beim Schrankenhäuschen wird sie geebnet
von Stiefmütterchen Pfingstrosenbüschen und Weilchen
ich seh schon den Sommer, da
wird das geflügelte Rat rotgestrichen
der Schrankenwärter legt aus Steinen
den Reisenden gute Wünsche
3
Arme Erde rußschwarz und mehlig
schöne Gegenfarbe von Schwertlilien, die blau
und mit seidig geäderten Blüten
in letzter Sonne stehn, das geht vorbei
neue Bilder drehen sich der Zug ist so langsam
dass ich die Pflanzen benennen kann
jetzt die Robinien Weißes und Grünes Duft
oder liegt auf den Pfennigblättern
Geriesel vom Kalkwerk
4
Die Fahrt wird schneller dem Rand meines Landes zu
ich komme dem Meer entgegen den Bergen oder
nur ritzendem Draht der durch die Wald zieht, dahinter
sprechen Menschen wohl meine Sprache, kennen
die Klagen des Gryphius wie ich
haben die gleichen Bilder im Fernsehgerät
doch die Worte
die sie hörn die sie lesen, die gleichen Bilder
werden den meinen entgegen sein, ich weiß und seh
keinen Weg der meinen schnaufenden Zug
durch den Draht führt
ganz vor die blaue Diesellok
*
Corsa II
1
Ma ben più volentieri viaggio in treno
per la mia piccola terra calorosa
in tutte le stagioni dell’anno: l’inverno
mi getta orme di lepre piantagioni di cavoli dimenticate
attraverso il finestrino, vedo gli orli degli alberi
una lieve linea di rami si accostano
si girano e poi mi abbandonano
2
A primavera passa il fagiano
le sue penne dorate come il tarassaco
lo rendono prezioso e temo per lui
ma è già scomparso, terra in frantumi
giace senza ritegno sul terrapieno della ferrovia ma
presso il casello è spianata
da viole del pensiero da cespugli di peonie e violette
vedo già l’estate, quando
la ruota alata verrà dipinta di rosso
il casellante compone di pietre
auguri di ogni bene ai viaggiatori
3
Povera terra nera di fuliggine e farinosa
il bel colore avverso delle iris, i loro fiori
blu e con venature di seta
sono esposti all’ultimo sole, tutto scorre via
nuove immagini si rigirano il treno è così lento
che riesco a nominare le piante
adesso le robinie profumo di bianco e di verde
o giace sulle quattrinelle
il pulviscolo della fabbrica di calce
4
La corsa si fa più veloce verso il bordo della mia terra
vado incontro al mare alle montagne o
solo verso il filo graffiante che attraversa il bosco, lì dietro
la gente parla sicuramente la mia lingua, conosce
i lamenti di Gryphius come me
hanno le stesse immagini nel televisore
ma le parole
che sentono che leggono, le stesse immagini
vengono contrapposte alle mie, non conosco né vedo
una via che conduce il mio treno sbuffante
attraverso il filo
in testa il locomotore blu.
***
Ein Bauer
Ein Bauer mit schleifendem Bein
Ging über das Kohlfeld, schwenkte den Hut
Als wäre er fröhlich
*
Un contadino
Un contadino con una gamba strascinante
Attraversò la cavolaia sventolando il cappello
Come se fosse lieto.
***
Die Spiegel
Leere Spiegel im Haus.
Niemands schönes Gesicht. Wolken
Ziehen darin. Die sanften die grauen die
Unheimlich blitzzerschlagenen. Also ob er
Im Krieg ist.
*
Gli specchi
In casa specchi vuoti.
Di nessuno il bel volto. Vi scorrono
Nuvole. Le miti le grigie quelle
Terribilmente squarciate da fulmini. Come se lui
Fosse in guerra.
***
Die Nacht streckt ihre Finger aus
Die Nacht streckt ihre Finger aus
Sie findet mich in meinem Haus
Sie setzt sich unter meinen Tisch
Sie kriecht wird groß sie windet sich
Und der Rauch schwimmt durch den Raum
Wächst zu einem schönen Baum
Den ich leicht zerstören kann –
Ich rauche einen neuen, dann
Zähl ich alle meine lieben
Freunde an den Fingern ab
E sind zu viele Finger, die ich hab
Zu wenig Freunde sind geblieben
Streckt die Nacht die Finger aus
Findet sie mich in meinem Haus
Rauch schwimmt durch den leeren Raum
Wächst zu einem Baum
Der war vollbelaubt mit Worten
Worten, die alsbald verdorrten
Schiffchen schwimmen durch die Zweige
Die ich heut nicht mehr besteige
*
La notte allunga le dita
La notte allunga le dita
Mi trova nella mia casa
Si siede sotto il mio tavolo
Si trascina si ingrandisce si dimena
E il fumo galleggia nella stanza
Diventa un bell’albero
Che potrei distruggere facilmente –
Ne fumo ancora una, poi
Conto tutti i miei cari
Amici sulla punta delle dita
Sono di più le dita che ho
Troppo pochi gli amici rimasti
La notte allunga le dita
Mi trova in casa
Fumo galleggia nella stanza vuota
Diventa un albero
Era ben infogliato di parole
Parole, che ben presto aride
Barchette galleggiano tra i rami
Che da oggi non risalgo più
***
Eines Tages
Eines Tages werde ich gewissenlos glücklich sein, da
wird mich die Nachricht erreichen, ich weiß nicht
ob Sommer ob wässriger Schnee ist, kann sein
ich schäle Kartoffeln (versuch ohne
das Messer zu lösen den Band)
einer wird es vor mir erfahren, er sagt es am
Telefon, möglich ich antworte nicht
lege den Hörer zurück, rauch eine Zigarette
schalte das Radio ein, gieße Blumen
Oder ich geh auf die Straße in Läden auf Plätze
um zu bemerken, dass alles wie immer geschieht
die Leute drängen sich vor, anderswo
wird eine Kundgebung organisiert, Mikrofonprobe
der Redner schreibt eine langweile Rede
an diesem Tag
werde ich Marschmusik lieben und Schalmein
ich warte auf ihn wenn mich die Nachricht erreicht
der Krieg ist vorbei, die ich nicht meine Brüder nenne, falln
ein Schwarm Fliegen, mit ihren Flugzeugen, Schiffen, Kanone
zurück in ihr Land
*
Quel giorno
Quel giorno sarò felice senza alcuno scrupolo, allora
mi giungerà la notizia, non so
se è estate o neve acquosa, può darsi
sbuccio patate (provo a sciogliere un nastro
senza coltello)
qualcuno verrà a saperlo prima di me, lo dice
al telefono, forse non gli rispondo
e metto giù il ricevitore, fumo una sigaretta
accendo la radio, annaffio fiori
o vado fuori in negozi in piazza
per notare, che tutto procede come sempre
la gente si intrufola in avanti, altrove
si organizza una manifestazione, prova del microfono
l’oratore scrive un discorso noioso
quel giorno
amerò le marce militari e le ciaramelle
lo aspetto di già quando mi giunge la notizia
la guerra è finita, quelli che non chiamo miei fratelli,
uno sciame di mosche, ritornano con i loro aerei, navi, cannoni
nella loro terra.
L'articolo Sarah Kirsch, ‘Quel giorno’, allora nella Ddr (Traduzione di Gino Chiellino) proviene da Il Fatto Quotidiano.